Il sogno era aprire una via di misto sul
Monte Baldo, ben chiodata e vicino a casa in un camino che solca una parete nord dimenticata. Chiamo
Manuel Leorato che si offre volontario. Mia moglie Elena Padovani, invece, richiede in compenso una cena galante.
Raggiunto l’accordo e formata la squadra,
nel mese di dicembre, affrontiamo la prima uscita: la parete è piena di neve ed incrostata di ghiaccio, sembra di essere ad altre latitudini. Il primo tiro è tutto in placca e si supera con l’aiuto di zolle d’erba congelate. Il camino soprastante appare subito in tutta la sua pericolosità: è pieno di massi instabili e roccia malferma.
Manuel Leorato in spaccata nel camino del secondo tiro. © Ph Riccardo Dalla Brea
Decidiamo così, l’uscita successiva, di calarci dall’alto per rimuovere almeno i detriti più grossi. Sfruttando come accesso la fissa che scende alla cengia mediana, in una domenica di gennaio, c
hiodiamo il quinto tiro: un elegante canale-diedro che porta fino ai prati sommitali. La sezione centrale richiede un’altra domenica:
il secondo tiro si rivela più ostico del previsto dove un tetto ed una successiva placca mettono alla prova i nostri nervi. La terza lunghezza,
invece, affronta un enorme blocco che ostruisce il camino della via formando un tetto che si lascia scalare con movimenti delicati e precisi (M7).
Battezziamo la via
“La donna di picche”, dedicata alle donne alpiniste ed al loro fascino senza tempo. Il 4 marzo 2023, dopo una nevicata,
saliamo integralmente la via che si rivela bella ed intrigante, come il nome che porta.