La battaglia della Trafojer Eiswand in un film

L'intervista al regista Enzo Franco che ha realizzato il docufilm che andrà in onda su Rai3

Domenica 20 agosto alle 22 su Rai3 verrà trasmesso il docufilm Re Ortles realizzato da Enzo Franco, regista televisivo noto al pubblico della trasmissione Geo. Si tratta della ricostruzione delle famose battaglie combattute dalle truppe italiane e austroungariche sulla Trafojer Eiswand durante la Prima guerra mondiale. Vicende incredibili che portarono le truppe di Francesco Giuseppe a sconfiggere la guarnigione del Regio Esercito Italiano attestata ai 3559 metri della cima dopo aver scavato per mesi – e poi percorso – una serie di gallerie lungo il ghiacciaio della parete nord e l’orgogliosa reazione degli alpini che consentì la riconquista della postazione alcuni giorni dopo grazie a un’impresa alpinistica di tutto rispetto. Un lavoro che, partendo dagli eventi bellici del 1917, mette al centro la montagna nel massiccio dell’Ortles, approfondendo anche tematiche come la glaciologia e l’alpinismo, con alcune importanti testimonianze di Reinhold Messner e Gustav Thoeni. Per raccontare meglio la genesi del progetto, abbiamo rivolto qualche domanda a Enzo Franco. 

Immagine di backstage dal set del film Re Ortles © Arch. Enzo Franco

Come è nata l’idea? 

«Durante la lavorazione dei miei film precedenti, L’anima del Gran Zebrù con Debora Compagnoni e Guerra Bianca, mi ero occupato di tematiche affini, finché non mi sono imbattuto negli straordinari diari di Giacomo Pesenti, raccolti da Bepi Magrin, in cui si ricostruiscono le eroiche e drammatiche vicende della perdita e riconquista della Trafojer. Una storia troppo appassionante per non essere raccontata e approfondita». 

Il film non è soltanto l’occasione per raccontare fatti di guerra, ma getta uno sguardo più ampio sulle montagne dell’Ortles. Perché questa scelta? 

«Fondamentalmente gli alpini che si distinsero negli episodi bellici erano prima di tutto alpinisti e sciatori. Per questo motivo ho voluto allargare il campo anche sulla storia delle ascensioni all’Ortles grazie alla competenza di Reinhold Messner e a quella dello sviluppo dello sci con un protagonista locale d’eccezione come Gustav Thoeni». 

Come si collegano le battaglie della Trafojer con la ricerca sui ghiacciai? 

«Anche questa è una vicenda che meritava un approfondimento perché pochi mesi dopo la guerra, il tenente Guido Bertarelli tornò in quei luoghi con alcuni degli uomini che ne erano stati protagonisti effettuando alcuni studi sulle cavità nel ghiaccio usate dagli austriaci di conquistare la vetta che diedero vita alla moderna glaciologia». 

Immagine di backstage dal set del film Re Ortles © Arch. Enzo Franco

Nei tuoi 20 anni di carriera in Rai, ti sei occupato soprattutto di mare e subacquea. In che modo hai scoperto la montagna? 

«Fu grazie a un documentario realizzato con Claudio Smiraglia sul ghiacciaio dei Forni in Valtellina. Non appena misi piede su quella distesa bianca ne restai affascinato. Per proseguire in questo filone di lavoro, vorrei dedicarmi a un nuovo progetto sulla piccola età glaciale con Reinhold Messner.