La “grande muraglia” delle Dolomiti

L'incombente “parete delle pareti” dai pressi del Rifugio Tissi @Simona Bursi

Ci sono montagne che, vuoi per la loro bellezza, vuoi per la loro altezza, vuoi per vicende che le hanno viste come teatro di avventure alpinistiche o eventi storici, vuoi per leggende dove vestono il ruolo di protagoniste, si distinguono dalle altre.

Nel Bellunese, fra le meraviglie naturali delle Dolomiti, esiste una cattedrale rocciosa alta 3220 m che si impone e spicca: il Monte Civetta.

Ma sapete da dove origina il nome? In realtà la sua genesi non è ben nota e si ipotizzano due spiegazioni: una fa derivare il nome dal termine latino civitas, in quanto il versante nord-ovest, rivolto verso Alleghe, somiglia a una città con tanto di mura e torri. 

La seconda ipotesi, invece, sembra riferirsi al termine dialettale zuita, che tradotto significa proprio “civetta” intendendo il rapace notturno, con cui questa montagna avrebbe in comune la nomea di portatrice di disgrazie, ed è di comune uso prevalentemente sul versante zoldano.

Maschile o femminile? Il Monte Civetta: maschile. La Civetta Bassa (una cima minore): femminile. Il mistero del nome sembra non avere soluzioni.

Il versante zoldano del Monte Civetta @Denis Perilli

Inconsapevolmente abbiamo già svelato altri due segreti di questa montagna, ossia la presenza sia di un versante appariscente, sia quella di vere e proprie torri. Infatti, a nord-ovest si eleva la maggior attrattiva di questo rilievo, ovvero quella gigantesca muraglia universalmente nota come la “parete delle pareti”. Oltre mille metri di altezza per quattro chilometri di lunghezza, una complessa verticalità di geometrie rocciose che non trova analogie al mondo. Ai lati, come in un vero castello, ecco ergersi le torri, sia a nord che a sud. Proprio a meridione la montagna si frantuma in un labirinto di pinnacoli e incredibili dedali rocciosi, fra cui spiccano le torri Venezia e Trieste, ben note agli arrampicatori. 

Questo ampio ventaglio roccioso è noto sì per la sua magnificenza, ma soprattutto perché fra le sue pieghe si è svolta la prima salita alpinistica mondiale di quel sesto grado che, all’epoca, era ritenuto la massima difficoltà affrontabile in montagna. Era il 7 agosto 1925 quando la cordata tedesca composta da Emil Solleder e Gustav Lettenbauer scalò quelle che erano ritenute rocce impossibili, siglando così un’impresa rimasta indelebile nella storia dell’alpinismo. A dire il vero, negli anni successivi, si aprì il dibattito con chi sostenne che il vero primo sesto grado era stato quello superato da Simon e Rossi sulla parete nord del vicino Pelmo, ma la grandezza dell’impresa non è discutibile.

Il Monte Civetta offre davvero molto anche agli escursionisti, ma non solo. Famoso è pure il suo enorme comprensorio sciistico, uno dei primi nati nelle Dolomiti, e non da meno lo è la Transcivetta, una classica corsa in montagna in grado di mettere alla prova gli atleti con dislivelli da capogiro e, soprattutto, con panorami così magnifici da indurre a rallentare a favore della contemplazione.

Luce dorata sulla Torre Trieste @Denis Perilli

Come ogni montagna che si rispetti anch’essa è teatro di belle leggende. La più famosa narra che le sponde del Lago Coldai (localizzato a nord, appena defilato dalla parete delle pareti) fossero la tana di un mostruoso drago dagli occhi rossi come il fuoco, dotato di una lingua nera e potenti ali. Il suo volo, raro e sovente diretto verso la Marmolada, non era di buon auspicio, essendo premonitore di catastrofi, calamità e tempi tristi. Si racconta, infatti, che si alzò in volo anche prima della notte dell’undici gennaio 1771, data in cui la frana del Monte Piz sbarrò il corso del Cordevole generando il Lago d’Alleghe.