L’Unione Europea ha compiuto un primo passo nella modifica del livello di protezione del lupo. Durante una riunione dei Rappresentanti Permanenti a Bruxelles, gli Stati membri hanno approvato la proposta, presentata lo scorso dicembre dalla Commissione Europea, di declassare lo status del lupo da "rigorosamente protetto" a "protetto" nell'ambito della Convenzione di Berna. L’eventuale declassamento comporterebbe lo spostamento del lupo dall’Allegato II all’Allegato III della Convenzione di Berna, che riporta le specie di fauna soltanto “protette”. Per queste ultime la Convenzione prevede che sia possibile il prelievo venatorio, regolamentandolo in modo da non compromettere la sopravvivenza di tali specie.
“Un passo importante per affrontare le sfide poste dall’aumento della popolazione di lupi, mantenendo l’obiettivo di raggiungere uno stato di conservazione favorevole per la specie”, ha commentato Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione europea.
Essenzialmente, con l’applicazione di questa nuova norma, agli stati membri dell’Unione Europea verranno concesse deroghe e flessibilità nella gestione dei “casi più difficili di coesistenza tra lupi e comunità negli Stati che ne hanno necessità”. Quindi maggiore spazio a catture e abbattimenti potendo gestire più rapidamente e con maggiore flessibilità i casi problematici, con un iter decisamente più semplice rispetto a quello previsto per le specie in allegato II.
I Paesi a favore del declassamento
I rappresentanti dei 27 stati membri dell’Unione Europea, riuniti nel Coreper, hanno appoggiato la proposta della commissione. Solo due di questi, Spagna e Irlanda hanno votato contro. Mentre altri quattro (Malta, Cipro, Slovenia, Belgio) hanno scelto di astenersi. L’Italia ha votato a favore. Da evidenziare come il nostro Paese sia quello con la maggior presenza di lupi sul suo territorio, circa 3300 esemplari (dati 2021), in aumento. L’intera popolazione europea conta oggi tra i 21000 e i 23000 animali.
Decisivo, per il raggiungimento della maggioranza, è stato il voto della Germania che nonostante l’iniziale indecisione ha poi scelto di appoggiare la proposta con la richiesta di una precisazione, voluta anche dalla Svezia: la modifica allo status di protezione deve essere specifica per il lupo e non può mettere in discussione la protezione di altre specie (in particolare l’orso).
Come ha infatti dichiarato Peter Liese, eurodeputato del Ppe: “Il lupo non è più una specie in via di estinzione da tempo, ma minaccia in particolare il bestiame al pascolo. Il pascolo del bestiame è una forma di agricoltura quasi naturale, che il lupo sta sempre più respingendo. È positivo vedere che finalmente si prendano le necessarie misure”.
La convenzione di Berna
La Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, comunemente chiamata Convenzione di Berna, è un trattato internazionale firmato a Berna (Svizzera) il 19 settembre 1979, entrato in vigore nel 1982. Questo accordo ha l'obiettivo di proteggere le specie selvatiche di flora e fauna, così come i loro habitat naturali, con un'attenzione particolare per le specie minacciate e vulnerabili in Europa, tra cui i grandi carnivori.
La Convenzione promuove la cooperazione internazionale tra i paesi membri, dato che molte specie migrano attraversando più nazioni. Vengono adottati piani d'azione specifici per ridurre i conflitti tra grandi carnivori e attività umane, come l'allevamento, e per sensibilizzare il pubblico sull'importanza della loro conservazione.
I paesi firmatari sono tenuti a implementare leggi nazionali e monitorare lo stato delle specie protette, garantendo che gli obiettivi della Convenzione siano rispettati.
Le associazioni di protezione ambientale
Sono circa 300 le associazioni europee che hanno chiesto di rafforzare la protezione del lupo in tutta Europa, anziché declassarla, di “promuovere la coesistenza, rafforzando le misure preventive come l’uso di recinzioni e cani da pastore, rendendole più accessibili agli agricoltori”. Fornire “un’educazione scientifica sui benefici ecologici e socioeconomici dei lupi” e ancora basare qualsiasi modifica alla protezione del lupo su dati rigorosi e non su pressioni politiche.
Gli agricoltori
Diversa la posizione delle associazioni europee di agricoltori e cooperative agricole, come Copa e Cogeca per citarne alcune, che hanno accolto in modo positivo l’approvazione della proposta. Secondo quanto dichiarato, attraverso una nota: “La modifica della Convenzione permetterà una corretta gestione della popolazione europea di lupi”. Si dicono inoltre contenti di essere finalmente ascoltati a livello europeo. “Nonostante le numerose pressioni da parte di coloro che spesso non devono affrontare le conseguenze degli attacchi. Questa decisione offrirà agli allevatori europei maggiore tranquillità, dato che la predazione rimane un peso mentale costante che contribuisce alla fragilità della pastorizia in molte regioni”.
Il CAI
"Il CAI, col suo gruppo di lavoro sui Grandi Carnivori, ritiene siano necessari lucidità e realismo, evitando in questo momento condizioni di tensione inutili e poco produttive.
L’attuale normativa di tutela della specie nasce in un preciso momento storico in cui la presenza del lupo era ridotta ai minimi termini, tanto da essere sull’orlo dell’estinzione, e sulla base dei dati scientifici allora disponibili.
Oggi viviamo una situazione mutata quanto a presenza ed espansione del lupo, accompagnata da un diffuso ed effettivo stato di disagio da parte del mondo rurale e di parte dell’opinione pubblica (purtroppo amplificata anche da una narrazione troppo spesso sensazionalistica) che ha esercitato pressioni verso la politica che hanno portato conseguentemente a questa proposta.
La procedura avviata per il declassamento non è ancora definitivamente compiuta e al momento, come CAI, non entriamo nel giudizio di scelte ed azioni politiche che restano pur sempre lecite, quando espresse nell’esercizio della democrazia.
Ciò che riteniamo invece essenziale per il futuro, è ribadire con forza, ancora una volta, l’importanza di tendere tutti verso il comune obiettivo della conservazione della specie nel tempo, attraverso una pianificazione razionale di tutte le azioni tecniche e politiche necessarie, per poter raggiungere questo scopo irrinunciabile senza fissarci su ogni singolo individuo ed elevarlo a bandiera e vessillo di una posizione o di una convinzione spesso purtroppo ideologica.
Si è arrivati alla proposta di declassamento ma paradossalmente, esistono già oggi possibili deroghe alla normativa (che consentirebbero -anche se con procedure più complesse da attuare- abbattimenti mirati, ove necessari) e che in Italia vengono applicate con grande difficoltà.
A nostro avviso, è qui che risiede il vero cuore del problema: la mancanza di un coerente piano d'azione nazionale per la conservazione del lupo (una sorta di patto sociale), adatto al momento storico e allo status della popolazione attuale. Documento tra l’altro necessario e richiesto dalla stessa UE che in Italia manca colpevolmente e che consentirebbe di mettere a sistema le azioni di intervento su tutti gli aspetti connessi alla presenza del lupo, a 360° ed in maniera coordinata ed opportuna (ad esempio i sistemi di prevenzione, risarcimenti, deroghe o eventuali prelievi gestionali ecc.).
L'attuale immobilismo, infatti, rischia di andare a discapito della specie lupo, accentuando in modo esponenziale le problematiche sociali di accettazione che l'aumento naturale della popolazione del carnivoro degli ultimi decenni ha comportato, con i risaputi danni alle attività zootecniche, ed il crescente fenomeno della frequentazione delle zone urbane e periurbane, con la conseguenza di maggiori probabilità di interazione ed aumento del rischio per gli esseri umani, senza dimenticare l’assoluto stallo sul fronte del randagismo canino con effetti diretti e pericolosi sull’intera specie Canis lupus.
Ad oggi purtroppo assistiamo solo alla netta contrapposizione di due fronti che, arroccati sulle proprie posizioni, finiscono col dare spazio a chi ha come unico vero obiettivo un approccio alla gestione del territorio e alla biodiversità che passa per l’eliminazione alla fonte di tutto ciò che può rappresentare un problema per l’uomo ed i suoi interessi.
Interpretare il declassamento in questi termini è chiaramente un errore da evitare ad ogni costo.
Consci della complessità della situazione, il nostro traguardo irrinunciabile ed invalicabile è come detto la conservazione della specie in tutto il suo areale d’elezione, in un rapporto equilibrato e mediato con gli interessi dell’uomo. A lungo termine infatti non può esistere conservazione se non c’è accettazione e presa di coscienza da parte di chi vive e lavora nei territori frequentati dai lupi. Impegniamoci davvero nel renderla possibile senza scivolare nel vortice del muro contro muro che dura da decenni e di cui stiamo purtroppo raccogliendo frutti molto amari."