L'Ospizio Sottile al Colle Valdobbia © Giovanna PrennuschiIl bosco è lungo e ripido, ma si libera presto dalla neve perché è esposto ad ovest. Quando finalmente il sentiero spiana, l'esposizione però volge a nord e la neve rimane fino a primavera inoltrata. Dopo il primo alpeggio si vede finalmente il Colle Valdobbia, in fondo ad un lungo vallone, solcato da colatoi di valanghe, lontano; ci vogliono ancora un paio d'ore di cammino. Infido, irraggiungibile: così sarà sembrato ai tanti emigrati della Valsesia che vi dovevano passare quando il desiderio o la necessità - una festa patronale, un familiare malato, un problema economico - li forzavano a far ritorno dopo le prime nevicate o prima dell'estate. Emigravano in molti dai poveri villaggi della valle verso Aosta e oltre, la Francia e la Svizzera. Ma in tanti, a Riva, a Mollia e agli altri paesi della valle, non ritornavano più, pur giungendo ormai vicini: sopresi da una bufera o dallo sfinimento o travolti da una slavina. Tre croci lungo il sentiero ricordano per esempio Caterina, Maria e Pietro, periti nella bufera poco prima della Pasqua del 1743.
La croce che ricorda i morti lungo il sentiero © Giovanna PrennuschiFu così che per accogliere ed aiutare i viandanti ed evitare quando possibile una fine tragica nacque nel 1823 un ospizio, proprio sul colle, ben visibile dal vallone. Il sacerdote e intellettuale Nicolao Sottile, lui stesso figlio di emigrati valsesiani in Francia, si operò per la sua costruzione, finanziandola di persona, e stabilì che dovesse essere aperto tutto l'anno. Un ex-soldato napoleonico, Giacomo Clerino, ne fu il gestore per i primi trent'anni. A fianco dell'Ospizio, una sobria cappella invitava a pregare per un passaggio sicuro. La visitò nel 1890 anche la Regina Margherita di Savoia, frequentatrice di Gressoney.
La targa che ricorda la visita della Regina Margherita © Giovanna PrennuschiL'escursionista che affronta oggi la lunga salita della Tappa F20 del Sentiero Italia, che collega la variante valdostana al percorso piemontese, 1000 metri di dislivello da Gressoney-Saint-Jean in Valle d'Aosta, e poco più da Ca' di Janzo sopra Riva Valdobbia in Piemonte, scorge già da lontano la mole squadrata dell'Ospizio, proprio sul colle. È difficile dire, salendo, se sia aperto o chiuso. Così Simone Polenghi, il giovane gestore, ha messo dei cartelli con le informazioni alla partenza del sentiero.
Giovane stambecco lecca i muri del rifugio © Giovanna PrennuschiSimone ha raccolto la sfida di far rivivere questo luogo storico e lo ha riaperto nell'estate del 2020, dopo anni di abbandono e una breve parentesi di apertura a metà del secondo decennio del neonato terzo millennio. Questo è un luogo difficile: la salita è lunga, la struttura è antica - l'ingresso è stretto, i muri spessi - il luogo austero. L'approvvigionamento d'acqua non è facile, il vento può essere intenso sul colle e nevicate tardive o precoci imbiancano il paesaggio anche durante il periodo estivo. Il confine tra due regioni è ancora una barriera dove si fermano progetti regionali e finanziamenti. Ma Simone tiene duro e accoglie l'escursionista con il calore di chi vive in un luogo ancora remoto.
Scopri la tappa F20 del Sentiero Italia CAI da Gressoney-Saint-Jean al Rifugio Sant'Antonio a Riva Valdobbia.
L'Ospizio Sottile ancora lontano, risalendo la Val Vogna © Giovanna Prennuschi