L'ondata di caldo anomalo in Piemonte

Abbiamo parlato con Andrea Vuolo per capire le motivazioni del caldo anomalo che ha colpito le Alpi occidentali tra il 22 e il 26 gennaio 2024.

Nel corso di mercoledì 24 e giovedì 25 gennaio 2024 le Alpi Occidentali sono state colpite da un’ondata di caldo anomalo che ha fatto registrare temperature record a quote medio alte con lo zero termico segnalato a oltre 3900 metri sul livello del mare. Una situazione estrema, nel corso di un inverno complessivamente mite e avaro di precipitazioni nevose che solleva interrogativi e preoccupazione di fronte a una crisi climatica sempre più evidente. 

«Lunedì 22 gennaio scorso – esordisce Andrea Vuolo, meteorologo e giornalista piemontese, responsabile delle previsioni per la Testata Giornalistica Regionale del Piemonte – l’anticiclone sub-sahariano ha invaso l’atmosfera del nord ovest italiano sostituendosi a una massa di aria artico-polare che aveva fatto registrare le temperature più basse dall’inizio della stagione invernale. In poche ore lo zero termico è passato da 600 metri di quota a oltre 3000 per poi continuare a salire nei giorni seguenti portando oltre 25° nella zona della bassa Valle di Susa superando tutti i record storici per il periodo». 

Ore 23 di mercoledì 24 gennaio: complice l’effetto foehn combinato alla massa d’aria molto mite di matrice subtropicale, nel Cuneese si registrano attualmente +18°C ai 1.100 metri di quota di San Damiano Macra (CN). A quest’altitudine parliamo di una temperatura serale praticamente estiva, dopo i quasi +21°C registrati nel pomeriggio. Andrea Vuolo - Meteo in Piemonte (Fonte dati ARPA Piemonte). © arch. ARPA Piemonte

Questa anomalia si è percepita maggiormente in montagna, rispetto alla pianura e alle città dove le temperature non hanno registrato picchi così estremi. Perché?

«È l’effetto della cosiddetta inversione termica che, nei mesi invernali con poche ore di sole, provoca il ristagno di aria fredda e umida alle basse quote, indicativamente nei primi 300 metri dell’atmosfera. La mattina di giovedì 25 gennaio si sono registrate temperature minime fino ai -5° sui fondovalle collinari dell’astigiano e di +16/18° tra Susa e Bussoleno dove i venti di foehn hanno ulteriormente scaldato l’aria. Curiosa la situazione sulla collina di Torino: alle ore 7.50 si registravano contemporaneamente -1° a Moncalieri e, a pochi chilometri di distanza, +15° a Pino Torinese. Il passaggio repentino tra la circolazione fredda e l’anticiclone caldo ha provocato condizioni quasi estive in montagna, mentre in pianura la sensazione e le misurazioni non hanno delineato un quadro così estremo». 

Temperature massime registrate il 25 gennaio 2024 in Piemonte da meteonetwork. © meteonetwork

Cosa sta provocando inverni così miti e poco nevosi che si susseguono da qualche anno? 

«In generale possiamo affermare che negli ultimi 3 o 4 inverni l’Europa occidentale è stata dominata da un promontorio sub tropicale che ha mantenuto temperature mediamente elevate e precipitazioni scarse. L’ipotesi più accreditata vuole che questo tipo di condizioni siano favorite dal riscaldamento globale che fornisce maggiore energia alle masse d’aria la cui elevatissima pressione viene scalfita con maggiore difficoltà dalle perturbazioni. In questo contesto sembra anche che El niño, il fenomeno di periodico riscaldamento dell’Oceano Pacifico sud orientale, abbia delle conseguenze anche sull’evaporazione dell’Oceano Atlantico e quindi sulle condizioni climatiche dei nostri territori». 

Il meteorologo Andrea Vuolo immortalato il 5 gennaio 2021 presso la stazione meteorologica Meteomont di Balme (TO) con 120 cm di neve fresca al suolo. © arch. Andrea Vuolo

Dobbiamo aspettarci che questo trend segnerà le condizioni climatiche dei prossimi anni portando a inverni ulteriormente miti e secchi? 

«Non sono catastrofista per natura, ma credo di no anche perché le oscillazioni fanno parte della nostra storia. Pensiamo, per esempio, agli inverni tra il 1988 e il 1990 caratterizzati da una generale scarsità di neve che seguirono un triennio di nevicate da record, in particolare quelle dell’85 e dell’86. Allo stesso modo, i mesi in corso stanno registrando precipitazioni piuttosto eccezionali sul versante settentrionale delle Alpi. Detto questo, il riscaldamento globale c’è e sta provocando una generalizzata estremizzazione dei fenomeni, come abbiamo osservato in questi giorni».