Nel 1905, durante la prima traversata del Passaggio a Nord-Ovest di Roald Amundsen, due membri della sua spedizione partirono da Gjoa Haven per esplorare la costa orientale inesplorata dell’Isola Victoria. Tuttavia, furono costretti a tornare indietro a metà del tragitto a causa dell’avanzare della stagione. Oggi, a distanza di oltre un secolo, il norvegese Anders Brenna, 38 anni, si prepara a completare quel viaggio mai terminato, affrontando un percorso di 1100 chilometri in solitaria.
Brenna partirà in primavera da Gjoa Haven, avanzando oltre il punto più settentrionale raggiunto dai pionieri del 1905, per poi proseguire fino alla Baia di Glenelg, nella parte nord dell’Isola Victoria. Nonostante la sua esperienza artica sia ancora relativamente modesta, Brenna è figlio di genitori impegnati nella ricerca e soccorso, ha trascorso l’infanzia immerso nella natura, praticando sci di fondo e biathlon, oltre ad essersi addestrarto in condizioni invernali con l’esercito norvegese, dove tuttora lavora come civile.
La sua passione per le esplorazioni artiche, racconta, è nata nel 2022 con un'escursione solitaria di 120 chilometri nel parco subartico di Hardangervidda, tra Bergen e Oslo. Dopo aver viaggiato nella stessa area con l’esercito, ha voluto mettersi alla prova da solo, sviluppando tecniche e routine per le spedizioni artiche.
Un salto nel vuoto
Nel 2023, ha partecipato a una spedizione di 20 giorni nell’Artico canadese, organizzata dall’avventuriero Børge Ousland. Durante questa esperienza, ha sciato 400 chilometri da Cambridge Bay a Gjoa Haven. Proprio mentre era all’aeroporto per tornare a casa, ha capito di voler tornare per un’impresa più grande, iniziando subito la pianificazione. Brenna è consapevole del fatto che dovrà orientarsi autonomamente, percorrere almeno 20 chilometri al giorno con una slitta molto pesante, affrontare temperature estreme, accamparsi in solitaria e difendersi dai pericoli della fauna selvatica, inclusi gli orsi polari. “Questa è una sfida di un altro livello rispetto a quello che ho fatto finora” ammette. "Ma non è una ragione per non provarci".
Oltre alla sfida fisica, l’impresa ha anche un forte valore storico. Brenna ha studiato a fondo la spedizione del 1905 guidata da Godfred Hansen e Peder Ristvedt, i quali, partendo da Gjoa Haven, raggiunsero via slitta Cape Crown Prince Olaf, dove eressero un cairn (pila di pietre). Brenna spera di riscoprire questo punto e identificare il vicino Cape Nansen, menzionato dagli esploratori.
Da lì, proseguirà lungo la costa nord dell’Isola Victoria, esplorando un’area che Hansen e Ristvedt non riuscirono a coprire, ma che fu mappata successivamente, nel 1915, dall’esploratore Vilhjalmur Stefansson.
Interessante notare che Hansen compì un'altra missione nel 1919-20 su richiesta di Amundsen, lasciando depositi di rifornimenti lungo la costa settentrionale dell’Isola di Ellesmere per un’ipotetica spedizione verso il Polo Nord. Sebbene questa missione non ebbe successo, alcuni dei barattoli di cibo utilizzati all’epoca si trovano ancora in cache nascoste.
La sfida logistica
Uno degli aspetti più impegnativi della spedizione è l'assenza della possibilità di un'estrazione via elicottero dal punto di arrivo. Per questo, Brenna partirà a metà marzo, nel periodo più freddo dell’anno, in modo che un Inuit possa raggiungerlo in motoslitta da Cambridge Bay prima che neve e ghiaccio si fondano. “Non parto in marzo per rendermi la vita più difficile” commenta ironico Brenna. Per lui, il segreto del successo sta nel comfort e nella conservazione dell’energia: "Più riesci a rendere l’esperienza confortevole, più a lungo puoi resistere".