L'importanza dei greti dei fiumi

Torrente Parma in moderata piena in città, in un greto ampio ma forzato © Antonio Rinaldi

L'Italia, specie quella peninsulare, è attraversata da centinaia di corsi d'acqua a “regime torrentizio” così si dice, e lo abbiamo sentito dire tante volte dall’epoca della scuola. Sono quei corsi d'acqua che non mantengono acqua per tutto l'anno, ma che in alcune fasi stagionali possono esserne anche molto ricchi. Sono corsi d'acqua che spesso traggono in inganno chi non è abituato a considerare questa loro stagionalità; guidando sarà capitato a tutti di attraversare lunghi ponti sotto i quali scorrono distese di ghiaia infinite, solcate quando va bene da qualche piccolo canale d'acqua, largo magari solo un metro e due (vengono tecnicamente detti corsi d’acqua a canali intrecciati). 

Alcuni ancora considerano quel greto uno “spreco di territorio”; quello invece è uno spazio vitale nei periodi, come quello che stiamo attraversando, in cui le piogge sono abbondanti, quando non addirittura eccezionali, cosa che avviene e probabilmente avverrà sempre più frequentemente in futuro. Molti dei problemi alluvionali che stiamo vivendo sono legati al fatto che negli anni passati spesso si è sottovalutata l'importanza della larghezza dei greti e delle aree limitrofe, le cosiddette golene, nelle quali i fiumi, magari anche solo una volta ogni cinque anni, in occasione di piene importanti, hanno la possibilità di allargarsi, allentando la pressione sui tanti colli di bottiglia presenti lungo il loro corso (i ponti, per non parlare degli attraversamenti delle città). 

Laddove l'alveo è stato ristretto in maniera eccessiva, si rende ora necessaria la costruzione, onerosa sia dal punto di vista ecologico sia da quello economico (per costi di costruzione, gestione e manutenzione), delle cosiddette “casse di espansione”. Si tratta di opere idrauliche che non fanno altro che ripristinare forzatamente la naturale possibilità di un corso d'acqua di espandersi, salvando città e opere umane, che, va detto, una corretta gestione del territorio non avrebbe messo a rischio