L'esortazione apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco: una spinta ad agire per fermare la crisi climatica

Il tema del climate change, nei territori montani, è da tempo sotto i riflettori del Club alpino italiano. Infatti il sodalizio affronterà queste tematiche nel 101esimo congresso del Cai “La montagna al tempo del cambaimento climatico” che si terrà a Roma, il prossimo 25 e 26 novembre
© Ed Hawkins

Il grido di Papa Francesco, lanciato per esortare i fedeli a rendersi conto della crisi climatica in atto. La nuova esortazione apostolica “Laudate Deum” è stata resa pubblica ieri e rappresenta una spinta a mobilitarsi per fermare o rallentare la crisi climatica. Il tema del climate change, nei territori montani, è da tempo sotto i riflettori del Club alpino italiano. Infatti il sodalizio affronterà queste tematiche nel 101esimo congresso del Cai “La montagna al tempo del climatico” che si terrà a Roma, il prossimo 25 e 26 novembre. In continuità con l'enciclica “Laudato si” del 2015, “Laudate Deum” è composta da 6 capitoli e 73 paragrafi, in cui Francesco lancia una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi. L’esortazione guarda alla COP28 di Dubai. 

Fare qualcosa 
«Con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» e «non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie». «È una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare» e «gli effetti del cambiamento climatico sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo».

Gli effetti della crisi climatica 
Il primo capitolo è dedicato agli effetti della crisi climatica. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra», una «malattia silenziosa che colpisce tutti noi». Inoltre Francesco afferma: «è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi».

Una questione di giustizia sociale 
Altro aspetto sui cui si sofferma Francesco è quello della giustizia sociale. La colpa non è dei più poveri, «La realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?». Francesco si sofferma anche sulle strategie del potere: marketing e falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica. Infine, un’esortazione diretta: «Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali».

Francesco chiede di porre fine «all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti»