11.08.2023 - - - escursionismo ambiente cultura
Dai Prati di Croda Rossa verso il Col Quaternà © Denis PerilliI Prati di Croda Rossa se ne stanno lì smeraldini, sospesi fra quello che è stato e quello che sarà.
Quello che è stato sono le Tre Cime di Lavaredo, a ragione celebrate, visitate e iconograficamente idealizzate e sfruttate quale marchio turistico. L’ultimo lembo di montagne famose è ancora a portata d’occhio, con i Tre Scarperi e la Croda Rossa di Sesto a rubare gli ultimi emozionati sguardi. Quello che sarà è lì di fronte, oltre il Passo Monte Croce di Comelico. Un mondo diverso, uno scuro e meno aguzzo orizzonte su cui si appoggia altalenante il confine con l’Austria.
Paradossalmente ho parlato di passato e futuro, riferendomi al cammino sul Sentiero Italia CAI, la geologia sembra invece esprimersi con un linguaggio invertito, mostrandomi davanti le rocce vulcaniche più antiche e, alle spalle, le chiare e stratificate bastionate di dolomia che sono più recenti.L’attenzione però la attira lui, quel cono roccioso alle cui pendici punta il Sentiero Italia CAI dopo aver visto l’attuale tappa terminare al Rifugio Rinfreddo. Col Quaternà, questo è il toponimo attribuito a questa altura di 2503 m molto amata dagli abitanti del Comelico. Questo nerastro baluardo rappresenta una vera e propria peculiarità geologica, essendo quel che rimane di un vecchio condotto vulcanico (canale che permette alla lava di risalire dal serbatoio magmatico), attivo per due o tre milioni di anni, circa 290 milioni di anni fa. Si ritiene che l’attività sia stata discontinua, sicuramente di tipo andesitico nelle fasi finali, come testimoniato dalle rocce che riempiono il condotto stesso. Altri ritrovamenti di prodotti piroclastici confermano anche fasi esplosive. La struttura emerge in modo chiaro dalle sfaldabili filladi sottostanti (le rocce metamorfiche che emergono, come testimonianza del più antico basamento, a sud e a nord delle Dolomiti), mostrando un chiaro esempio di erosione selettiva. Il tutto è ingentilito, nei caldi mesi estivi, dalle cospicue fioriture rosate di rododendro e, nella stagione autunnale dalla duratura dei larici posti al piano altitudinale inferiore.
Il Col Quaternà in veste invernale © Denis PerilliPurtroppo questa montagna è nota anche per le dolorose vicende legate alla Prima guerra mondiale. La dorsale occidentale della stessa, nota come Cresta di Vallorèra, fu conquistata il 20 maggio 1915 dalla 68a Compagnia del Battaglione Cadore. Due giorni dopo un altro plotone raggiunse la cima ed entrambi si stabilirono, anche con trincee, in vetta. Punto strategico era il Lago Obstanser, dove entrambi gli schieramenti andavano a rifornirsi d’acqua. Proprio qui e sulla Montagna del Ferro gli austriaci rinforzarono la loro presenza, seguiti dagli italiani che si posizionarono sulla linea Frugnoni-Vanscuro. Il 31 maggio gli Standschützen colsero di sorpresa questo fronte e con un preciso colpo annientarono il nemico posizionato sul Col Quaternà. I sopravvissuti furono costretti a battere la ritirata. In zona le battaglie continuarono e molte furono le vittime, gli italiani furono quelli a pagare il maggior dazio.
Salendo verso la Sella di Col Quaternà © Denis PerilliScopri la tappa B08 del Sentiero Italia Cai