Kirghizistan: spedizione con nuova via per Alessandra Prato e Camilla Reggio

Le due alpiniste del CAI Eagle Team hanno tracciato un itinerario inedito sulle montagne dell'Ak-Su Valley. "È stato impegnativo, ma siamo riuscite a trovare una bella linea".
Prato e Reggio in Kirghizistan © A. Prato, C.Reggio

Alessandra Prato e Camilla Reggio sono tornate dalla loro spedizione in Kirghizistan: le due alpiniste del CAI Eagle Team hanno messo a frutto al meglio un agosto di scalate e trekking nella valle di Ak-Su e del Kara-Su dove sono riuscite a ripetere alcune vie di soddisfazione e ad aprirne una nuova, Messy dreamers. Alessandra ci racconta questa esperienza particolare, per lei e la sua compagna di cordata, quasi a digiuno nel tracciare vie nuove e che si sono trovate dall'altra parte del mondo, impegnate su una grande parete. "Sembrava di andare in un posto molto sperduto, ma in realtà è la Yosemite orientale. Il campo base è a poco meno di 3mila metri di quota in un grande prato. Noi ci siamo arrivate con un trekking di sei ore. Siamo state in spedizione dal 5 agosto al 5 settembre, 24 giorni effettivi".

Su Prestroika crack, Peak Slesova © A. Prato, C. Reggio


 

Spazi enormi e tanta roccia su cui lavorare, ecco come si è presentata la valle di Ak-Su. “C'erano pareti di roccia piuttosto imponenti, roccia granitica come in Val di Mello. C'erano anche big wall da 1000 metri, seguendo il fiume ci si addentra un po' alla volta nella valle. In fondo abbiamo trovato una parete rivolta a sud che faceva al caso nostro”.

In apertura su Messy dreamers © A. Prato, C. Reggio


Prato e Reggio erano partite con l'obiettivo di ripetere la mitica Perestroika Crack sul Peak Slesova, non sono riuscite a completare il progetto ma non sono rimaste con le mani in mano. Hanno ripetuto Vivere la vita di Mingolla e Bartoli e altre vie, tra le quali una aperta da Luca Schiera. Tante le salite tracciate dagli italiani e anche le due ragazze dell'Eagle Team si sono cimentate con il trapano per dare forma a una propria creazione. “Da sotto non si vedeva tutta la parete. Per tre ore circa siamo salite un po' scalando, un po' camminando. Abbiamo poi individuato un bel sistema di lame e fessure, non abbiamo dovuto usare troppi spit, siamo riuscite ad aprire una via principalmente trad. Sarà sui 500 metri, la prima ripetizione ha attribuito il grado di 7b. Noi non siamo riuscite a liberarla tutta, siamo arrivate corte con i giorni per finirla. Abbiamo bivaccato quattro giorni alla base della parete. È stato impegnativo, fino a quel momento avevamo aperto insieme solo un'altra via sul Monte Bianco”.

Al campo base © A. Prato, C.Reggio


A Prato e Reggio è rimasto anche un po' di tempo per esplorare la zona, la curiosità di vedere quello che c'era era tanta. “Non abbiamo buttato via i giorni, anche quando pioveva ne abbiamo approfittato per fare qualcosa. Siamo andati per un trekking nella valle di Kara-Su, una valle molto selvaggia, con pareti di roccia gialle e rosse. Siamo arrivate fino a 14 chilometri dal confine con il Tagikistan, al Bird Peak. Abbiamo camminato su una pietraia infinita, eravamo in compagnia di due ragazzi messicani e un russo. È stato bello vedere anche altre zone, magari anche meno frequentate”.