K2: Benjamin Vedrines raggiunge i 7300 metri

Benjamin Védrines, e il suo compagno Sébastien Montaz-Rosset, stanno migliorando la loro acclimatazione. Nei giorni scorsi si sono spinti verso campo 3, fino a 7300 metri.

Sono poche le informazioni che arrivano dal Karakorum, ma le prime notizie parlano di bel tempo e montagne in buone condizioni. Lo dimostra la velocità con cui si stanno acclimatando i francesi Benjamin Védrines e Sébastien Montaz-Rosset sul K2. Arrivati al campo base qualche giorno prima rispetto alle altre spedizioni sono riusciti già in due rotazioni di acclimatazione, spingendosi oltre campo 2 (6700 m), fino a circa 7300 metri.

Partiti con l’idea di effettuare una salita in velocità, con volo in parapendio dalla vetta, gli alpinisti hanno avuto modo sia di testarsi con la quota, sia di effettuare i primi voli dalla montagna. Per Védrines si tratta del secondo tentativo al K2, dopo quello sfumato nel 2022 a causa di alcuni problemi fisici a circa 8300 metri di quota. Già al tempo, dopo essere rientrato al campo base, si era promesso di tornare “soprattutto perché nessuno è mai decollato dalla cima del K2”.

Acclimatazione e parapendio

Lo scorso 28 giugno, con uno zaino di 12 chili, Védrines e Montaz-Russet sono saliti direttamente a campo 2. Durante la salita il tempo è peggiorato rapidamente con molta neve e vento”, così hanno deciso di fissare le tende e passare la notte per provare a proseguire la mattina seguente. “Le previsioni segnavano un miglioramento, ma in realtà alle 3 del mattino siamo stati raggiunti dal temporale, che si è abbattuto su di noi per tutta la giornata successiva. Così siamo rimasti chiusi nelle tende senza muoverci”.

Solo il 30 giugno sono riusciti a ripartire verso l’alto, con l’obiettivo di raggiungere il terzo campo. “Quest’anno nessuno lo ha ancora raggiunto”, così hanno proseguito tra il faticoso lavoro di battere traccia e la ricerca di qualche vecchia corsa fissa “sfoderata dal vento” a cui attaccarsi per aiutarsi nella salita. A un certo punto “Seb era stanco e ha preferito tornare indietro, io ho continuato ad arrampicare” racconta Védrines. “Dopo qualche esitazione sono riuscito a raggiungere la cima dello sperone a metà mattinata, e poi molto velocemente mi sono ritrovato a guadare la neve, da solo, lassù. È stato un momento davvero incredibile che ricorderò a lungo, un momento sospeso tra nebbia e spazi aperti, da solo in montagna”. Qui, a circa 7300 metri, la decisione di tornare sui suoi passi e raggiungere il compagno. “Avrei potuto andare più in alto ma ero solo e ho ricordato subito cosa mi era successo due anni fa”. Benjamin Védrines fa riferimento a quanto accaduto nell’estate 2022, durante il suo tentativo di vetta. In quell’occasione, arrivato a circa 8300 metri ha iniziato a sentirsi molto stanco, perdendo più volte l’equilibrio. Dopo nessun ricordo, se non poche immagini sbiadite. “Mi vedo appoggiare la testa sul ghiaccio e ricordo di aver lottato con i miei ramponi di alluminio su una parete ghiacciata, ma non so dire dove o come sono tornato indietro. Potrei aver avuto un edema cerebrale, ma non ne sono sicuro. Spero che non sia così perché so che in questo caso è più probabile che ne sviluppi uno in futuro. Mi sono ripreso quando un alpinista messicano e il suo sherpa mi hanno chiesto come mi sentivo e mi hanno dato ossigeno; poi un polacco mi ha aiutato a fare un nodo barcaiolo per scendere sulla corda fissa perché non avevo il discensore. Gli italiani (Védrines fa riferimento alla spedizione valdostana che nel 2022 ha raggiunto la vetta del K2, nda) mi hanno aiutato anche più in basso, è stato gentile da parte loro perché un soccorso a questa quota mobilita molte energie e a volte può mettere in pericolo altre vite”.

Memore di questo accadimento Védrines ha deciso di “non spingere troppo la macchina. Ho potuto approfittare della brezza crescente per decollare in parapendio. Il vento tempestoso mi ha dato filo da torcere, ma dopo 5 tentativi eccomi dopo 15 minuti al campo base”.