In montagna mezzo chilo di rifiuti ogni chilometro di sentiero

I risultati del progetto CleanAlp, nato per studiare l'inquinamento di plastica in montagna. Gli oggetti più frequenti: fazzoletti e involucri di plastica, tanti hanno più di 40 anni
Parte degli 810 volontari coinvolti. A sinistra Franco Borgogno, coordinatore del progetto © CleanAlp

Fazzoletti, involucri di caramelle, mozziconi di sigaretta, bottiglie, lattine, persino scarpe e mutande. Sono 11.357 gli oggetti raccolti (e censiti) nei due anni di ricerca del progetto CleanAlp, nato per studiare l'inquinamento di plastica in montagna. Oltre 200 i chili di rifiuti raccattati lungo 488 chilometri di sentieri che coprono tutto l'arco alpino occidentale (ghiacciai esclusi): il che significa che, in montagna, se ne trova quasi mezzo chilo (0,4286) ogni chilometro di sentieri.

È un'istantanea impietosa quella fornita da CleanAlp, il progetto dell'European research institute (ente non-profit con sede a Torino che si occupa di promuovere la ricerca e la sperimentazione per l’innovazione negli ambiti scientifici e sociali) partito a marzo 2022 con l'obiettivo di documentare la tipologia e i marchi degli oggetti dispersi in ambiente alpino. O, per lo meno, quelli ancora riconoscibili. Punto di partenza è stato il progetto “Stop the Alps becoming plastic mountains” con una ricerca sulle microplastiche nella neve su un'area vasta e lungo l'intera stagione invernale del 2021. Durante lo svolgimento, lungo 197 chilometri di sentieri di alta montagna sono stati raccolti rifiuti in quantità tale da spingere i promotori a un approfondimento ulteriore.

Approfondimento che prende il nome, appunto, di CleanAlp, nell'ambito di un programma finanziato da The north face explore fund, con il coordinamento della European outdoor conservation association (Eoca), che si pone l'obiettivo di salvaguardare l'habitat alpino di bassa, media e alta quota. Terreno di studio è stato l'intero arco alpino occidentale, comprese aree protette come il Parco delle Alpi Marittime, il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Parco Nazionale della Valgrande.

Nei suoi primi due anni, il progetto ha visto in campo 810 volontari impegnati su 488 chilometri di sentieri, 27 mila metri di dislivello e 46 vallate. Sono stati raccolti e censiti oltre 200 chili di rifiuti di tutti i tipi. Soprattutto, rifiuti leggerissimi (il che dà l'idea dell'importanza del volume), dai fazzoletti di carta (gli oggetti più ricorrenti, ben 1.832), ai mozziconi di sigaretta (1.307) alle confezioni per alimenti (2.713). Ma anche assorbenti, cotton fioc, puntine da disegno, indumenti (comprese mutande e canottiere col pizzo), resti di palloncini, sandali, scarponcini, sacchetti di plastica contenenti feci di cane (raccolte e abbandonate). Oggetti abbandonati, diventati parte di un nuovo ambiente montano, come testimoniano le immagini di un pannello fotovoltaico sul quale è ricresciuta la vegetazione, o un nido fatto di fili di nylon intrecciati. In un pallone da calcio disgregato, alcuni dei volontari hanno trovato e liberato una cinciallegra che vi era rimasta incastrata. Ai piedi del Colle della Terra, nel Parco del Gran Paradiso, sono stati trovati addirittura 10 chili di rifiuti sotto una roccia: materiale vecchio di cinquant'anni.

Oggetti raccolti e censiti per studiare le abitudini dell'uomo e come queste si siano evolute col tempo. Con una buona notizia: sebbene la maggior parte siano di plastica (e quindi con tempi di degradazione molto lunghi), risalgono soprattutto agli anni Settanta e Ottanta. Indice del fatto che la sensibilità nei confronti dell'ambiente, negli anni, è migliorata. Il progetto CleanAlp non si ferma: l'intenzione dei promotori, infatti, è quello di estenderlo a tutto il resto dell'arco alpino.