Ai piedi monte Ararat, Kurdistan, Turchia © Giacomo MeneghelloIl 10 aprile 2024 non ha smesso di piovere a Trento. Lungo la ciclabile che costeggia l'Adige c'era un uomo in k-way in sella a una bici con un carretto attaccato dietro. È Yanez Borella, accompagnatore di media montagna e innevatore, durante i primi chilometri di una pedalata che, in quattro mesi, lo ha portato fino alle montagne del Karakorum. L'avventura è iniziata con una riflessione sulla scarsità d'acqua nel Pianeta ed è proseguita con la volontà di documentare in che modo il cambiamento climatico sta modificando il profilo delle montagne, l'economia e le culture delle popolazioni. "Ho immaginato che l'acqua che si usa per produrre neve artificiale sulle nostre montagne arrivi dai ghiacciai del Karakorum. Ho pensato al suo viaggio fino al Trentino e ho voluto farlo a ritroso per monitorare lo stato di salute delle montagne e dei luoghi che attraversa".
Yanez sull'Ararat © Giacomo MeneghelloIl viaggio di Yanez
Al progetto hanno collaborato il Muse – Museo delle Scienze di Trento – il Parco Naturale Adamello Brenta e l'ATP Dolomiti Paganella. I ricercatori del Muse hanno approfondito alcuni fenomeni naturali che Yanez ha poi osservato. Uno, in particolare, che riguarda i ghiacciai delle montagne del Karakorum, dove si rileva una vera e propria anomalia: "A differenza dei ghiacciai che nel resto del mondo si stanno fondendo, in alcune parti del Karakorum sono più stabili grazie ad uno strato di detriti neri che ricopre la superficie ed impedisce che il ghiaccio si fonda".
Yanez ha scelto una bici a pedalata assistita per il suo viaggio, e ha trasportato la sua attrezzatura in un carretto che ha costruito da solo e ricoperto di pannelli fotovoltaici. "Cerco sempre di spostarmi in bici tra le montagne. Escludo l'idea di usare un aereo o una macchina perché voglio fare un viaggio sostenibile e non contribuire all'abuso di questi mezzi, a meno che non possa fare altrimenti".
Il programma quotidiano era semplice: pedalava per circa 150 chilometri al giorno sul suolo di paesi come la Turchia, l'Armenia, l'Uzbekistan, il Pakistan e tanti altri. Ha attraversato strade asfaltate, deserti, montagne, pianure e città, resistendo a un meteo spesso avverso. A differenza delle persone che ha incontrato, sempre pronte ad ospitarlo e ad aiutarlo. "La gente era molto ospitale e curiosa nei miei confronti. Mi offriva da mangiare e posti dove dormire, volevano fare foto e chiacchierare. Se mi fermavo con ognuno, rischiavo di non fare più niente".
Nel carretto, tra la tenda per dormire e gli sci. Ma c'erano anche macchine fotografiche e un drone per le riprese. Di questo viaggio Yanez sta infatti producendo un documentario: "Con la mia avventura voglio mostrare quanto è bello il mondo e che è importante preservarlo. Il focus del documentario sarà sugli effetti dei cambiamenti climatici sull'ambiente e sulle culture".
Tra gli obiettivi che si era prefissato, c'erano alcune montagne dove ha potuto osservare cambiamenti nell'altitudine della neve e nelle temperature: "Quest'anno, sul Peak Lenin in Kirghizistan, ho trovato neve solo dopo i 4000 metri, quando c'ero stato in passato la trovavo già a partire dai 3800. Sulle montagne del Pakistan invece ho raggiunto i 6000 metri solo con una giacca. Mai mi sarei aspettato quel caldo".
Tra i monti che ha scalato c'è stato anche l'Ararat, in Turchia: "È una montagna importante per tutta la zona circostante. Parlando con alcuni abitanti della valle, mi hanno detto che la siccità di questi anni ha effetti anche sulla loro economia".
L'avventura di Yanez si è conclusa l'8 agosto, quando è rientrato in Italia quattro mesi dopo, ricco di tante esperienze e con la voglia di dare un seguito a questo progetto.