In cammino verso l'Alpe Salina © Roberto CiriPiove…Sono tre ore che piove, del resto il temporale del pomeriggio era previsto. Per un po' gli alberi del bosco mi hanno riparato durante il cammino, ma poi anche loro hanno iniziato a sgocciolare sempre di più e alla fine il risultato è stato infradiciarmi comunque. Inizia a imbrunire, cerco un prato abbastanza pianeggiante per montare le tenda e passare la notte, visto che di punti di appoggio lungo questa tappa del Sentiero Italia fra Tirano e il Rifugio Schiazzera non ce ne sono. Pochi minuti dopo una sorpresa inaspettata: un ampio prato pianeggiante che sembra un campo da golf per quanto l'erba è tagliata alla perfezione, con delle baite e un fontanile! Scendo verso la prima baita in cui mi aspetto di non trovare nessuno, invece una luce giallina filtra da una finestrella. Busso e mi apre una signora sui settant'anni, le spiego come mai sono lì a quell'ora sotto la pioggia e le chiedo di poter piantare la tenda nel suo prato. Mi guarda stupita e mi dice che ha un letto in cui di solito dormono i nipotini quando vanno a trovarla e che potrei dormire lì invece di stare fuori al freddo. Accetto di buon grado, dicendole di darmi il tempo di mettermi dei vestiti asciutti e cenare fuori cuocendo la minestra sul mio fornelletto. E invece mi dice che la minestra l'ha fatta anche lei e se voglio ce n'è e di entrare a mangiare e di cambiarmi nella stanza, anzi se voglio posso anche fare la doccia! Mi siedo a tavola davanti quel bel piatto di minestra calda accompagnato da pane e formaggio. Seduto c'è un uomo, più anziano di lei, 84 anni lui e 75 lei, l'aspetto un po' burbero e diffidente, movimenti lenti mentre mangia la sua minestra, tante rughe sul viso, tanta fatica negli occhi, solo sguardi e lunghi silenzi.
La casa in cui sono stato accolto © Roberto CiriLa signora mi dice che si trovano nella baita da febbraio, sono andati lassù da Tirano alle prime avvisaglie della pandemia per starsene al sicuro, sette mesi che sono lì da soli, ogni tanto i figli con le relative famiglie con nipoti e pronipoti vanno a trovarli e la casa si riempie di voci, altrimenti solo il loro silenzio e la televisione per fare un po' di compagnia. La signora ha tanta voglia di parlare, mi racconta dei figli, dei nipoti, alla sua età non troppo elevata è già bisnonna, del ristorante che per venti anni hanno gestito a Tirano, dei lavori in montagna, del fieno da raccogliere e trasportare con carretto e mulo lungo la mulattiera fino al paesello sulla costa del monte in cui abitava da piccola. Parla di ghiandaie, di falchi, di fiori, di erba, di nuvole e racconta, racconta. Il marito resta nel suo silenzio, ogni tanto dice qualche parola, racconto loro delle tappe che sto percorrendo, mi danno delle indicazioni sui sentieri, che invero non mi servono, ma che accolgo volentieri, poi baruffano fra di loro in disaccordo sui percorsi, le direzioni, i monti, i boschi e le valli da attraversare. Mi imbarazza un po' essere causa del loro "litigio" che capisco essere una prassi nella loro comunicazione, ma che invero è per lo più un soliloquio della signora mentre il vecchio rimane assente perso nei suoi pensieri.
Lei mi spiega che dopo sette mesi avrebbe anche voglia di tornare alla casa nel suo paesello o in quella a Tirano: vedere un po' di gente, parlare con qualcuno, invece di limitarsi a leggere libri. Ma lui no, lui vuole stare là, nel silenzio, a passare le giornate a guardarsi intorno, a scrutare col binocolo i caprioli che ogni tanto bazzicano nel prato ai margini del bosco, a fare due passi con i suoi movimenti lenti e misurati appoggiato a un bastone, sopportando gli evidenti acciacchi degli anni che gli pesano addosso, a stare lontano dal mondo, dagli altri, dalle voci, dai rumori, lassù in montagna nel silenzio della baita. Mi ricorda il nonno di Heidi, silenzioso e un po' burbero che non vuole più avere a che fare col mondo, e mi ricorda anche mio padre, chiuso nel suo mondo di cose da fare e da pensare cercando di avere il meno possibile a che fare con le persone. E lei mi ricorda mia madre, una vita di sacrifici per seguire il marito nelle sue scelte rinchiusa in una casa su una collina, con le parole crociate da fare ogni giorno come unica via di fuga, la televisione per tenerle compagnia e qualche brontolio per consolarsi.
Al mattino mi richiedono dove andrò oggi, ripeto il percorso che avevo annunciato la sera prima e loro si rimettono a baruffare sul sentiero da seguire e le valli da attraversare, li pacifico facendogli vedere l'itinerario sulla carta e mi chiedo come sia possibile rivivere la stessa identica situazione vissuta poche ore prima che sembrava già chiarita. Poi il vecchio prende il bastone e se ne va per il bosco, mentre la moglie riprende a raccontarmi di quando hanno costruito quella baita e di suo padre, classe 1890 che ha fatto la guerra in Libia e di un altro parente che ha fatto la ritirata di Russia durante la Seconda guerra mondiale. Il padre ha anche ricevuto delle medaglie, il che mi fa ripensare a mio nonno materno, anche lui decorato durante la Grande Guerra che ha combattuto sul Carso. Reduci che non raccontavano mai dettagli della guerra ai loro familiari, si tenevano per sé quello che avevano visto, perché certe immagini e alcuni ricordi erano troppo duri da trasformare in parole.
Ultimo sguardo verso l'anziano signore nel bosco © Roberto CiriMa è tempo di andare, saluto la signora e... sì, le stringo la mano, in questo assurdo periodo (il racconto si svolge subito dopo il lockdown causato dal COVID-19, ndr) in cui una stretta di mano sembra essere un atto quasi mortale ma che a me manca, come a lei manca il poter parlare con qualcuno. La ringrazio per l'ospitalità dicendole che il bene che si fa agli altri torna sempre indietro, perché quando si aiutano gli altri nel contempo si aiuta anche sé stessi. Un ultimo sguardo alla baita e mi incammino per il bosco. Lungo il sentiero incontro il vecchio che torna indietro, appoggiato al suo bastone col suo passo lento e pesante, come gli anni che lenti e pesanti lo hanno piegato. Lo saluto e ringrazio, mi augura "buona passeggiata" e prosegue nel suo incerto cammino. Mi volto indietro a guardarlo ancora una volta, mentre con una mano sul bastone e una dietro la schiena torna verso la baita, avvolto dal suo amato silenzio.
Scopri la tappa D030N del Sentiero Italia CAI da Tirano al Rifugio Schiazzera.