Il Carlo Franchetti, una terrazza sul Gran Sasso © Paola Modesto FreddoIl rifugio Carlo Franchetti (2433 metri) del CAI di Roma è il più alto tra quelli sul versante teramano del Gran Sasso. Si trova nel territorio del comune di Pietracamela, sopra la località di Prati di Tivo. È incuneato tra il Corno Grande e il Corno Piccolo, nella valle glaciale nota come Vallone delle Cornacchie.
La storia
Il rifugio è dedicato alla memoria del barone Carlo Franchetti, facoltoso imprenditore, noto speleologo - scoprì nel 1926 le Grotte di Pastena- e rocciatore di discreta levatura. Si legò infatti in cordata tra gli altri con Antonio Dimai e Attilio Tissi durante i suoi soggiorni a Cortina d'Ampezzo. Alla sua morte lasciò in eredità una cifra importante per edificare la struttura che oggi conosciamo. L'edificio fu costruito sul finire degli anni ’50 dalla sezione romana del CAI e infine inaugurato nel 1960. Realizzato interamente in pietra calcarea e rivestito in legno, sorge a una quota di 2433 metri e mantiene ancora oggi lo spirito originario del rifugio di una volta. Il primo gestore fu Gigi Mario, poi a lungo se ne occupò Pasqualino Iannetti. Dal 1988 lo gestisce Luca Mazzoleni.
Andrich, Tissi, Leopoldo del Belgio, Franchetti, Rudatis nel 1933 © archivio rifugio Carlo FranchettiLa gestione
Mazzoleni veniva dall'esperienza del Duca degli Abruzzi "una realtà completamente diversa. Quando l'ho rilevato era piuttosto spartano, poi ci sono stati diversi interventi nel corso degli anni. All'inizio c'era solo il bagno esterno, ora li abbiamo portati dentro e c'è una doccia calda a gettone". L'ex ghiacciaio del Calderone porta l'acqua corrente al rifugio, che sotto il profilo dell'approvigionamento idrico è tra i più forniti in Appennino. "Fino a luglio-agosto generalmente non abbiamo problemi di sorta. Per la parte finale della stagione ci aiutiamo con le cisterne, che raccolgono fino a 2.500 litri, per cui l'acqua non manca mai".
La gestione è da rifugio tradizionale, con tanta attenzione alla sostanza. "Non faccio certo cucina gourmet e a dire il vero la definizione stessa non mi fa impazzire. Le persone però sono contente. Faccio zuppe: con ceci, patate, cicerchie. E poi tanta polenta, con il castrato, con la salsiccia". I coperti sono 24-26, 23 i posti letto. In inverno rimane sempre accessibile la stanzetta all'ingresso, dove c'è un tavolo, una poltrona e tre letti a castello. È un ricovero utile per chi ne ha necessità o è colto da maltempo. Il rifugio osserva le canoniche aperture giugno-settembre della stagione estiva, ma durante il resto dell'anno apre su prenotazione, per gruppi sufficientemente numerosi.
Gli itinerari
Importante punto di appoggio per le vie normali e le ferrate che salgono ai Due Corni, il Carlo Franchetti costituisce anche una ottima base per le vie di roccia del Corno Piccolo (in particolare sulla parete est e sulle Fiamme di Pietra) e del Corno Grande, con le impegnative vie sul severo paretone della vetta orientale, ma anche per le classiche di media difficoltà, come la traversata delle tre vette. Dal rifugio si raggiunge, in 40 minuti di sentiero, il piccolo Ghiacciaio del Calderone, ultimo residuo di antiche ere glaciali. Il gestore raccomanda di intraprendere la traversata da Campo Imperatore al Carlo Franchetti solo nella stagione estiva "quando non c'è neve, con buone condizioni meteo e dotati di una adeguata preparazione fisica". Il rifugio è raggiungibile anche dalla Piana del Laghetto in due ore e mezza (800 metri di dislivello). Sul nuovo sito della struttura sono disponibili tutte le informazioni del caso in forma dettagliata.
© archivio rifugio Carlo Franchetti