Ignazio Piussi con Mario Dalla Marta e altri alpinisti friulani anni sessanta © Enisia Colledani“Ignazio Piussi merita di essere ricordato nelle sue Alpi Giulie”. Le parole dell'alpinista Roberto Mazzilis sono alla base di un'iniziativa che vuole rendere visibile la memoria del grandissimo scalatore friulano originario della Val Raccolana, scomparso nel 2008. Mazzilis ne parlerà il 9 agosto, nella piazza principale di Tarvisio, durante un incontro pubblico organizzato dal Cai di Tarvisio per la rassegna culturale estiva, portando l’attenzione su due idee che erano emerse subito dopo la scomparsa di Piussi: “È stato uno dei più grandi alpinisti del mondo, sicuramente uno dei più grandi della sua epoca ed è incredibile che in suo onore, tra le sue montagne, non si sia ancora realizzato nulla, nemmeno un sentiero”.
Con Piussi Mazzilis allaccia presto un rapporto speciale, trasformato in sincera amicizia reciproca negli anni: “Il suo nome era un mito fin da quando, diciassettenne, avevo iniziato ad arrampicare. Di lui mi parlava tanto Ernesto (Lomasti, compagno di cordata di Mazzilis ndr), poi lo incontrai a tu per tu al Rifugio Corsi: doveva essere il 1978. Fu lui ad avvicinarsi, con quel cappello di feltro da montanaro che spesso indossava, e ad interloquire, con poche parole, porgendomi la sua gigantesca stretta di mano.”.
Successivamente il legame tra i due si rafforza attraverso parentele acquisite: “Il padre di mia moglie Laura, Mario Dalla Marta, è stato un grande amico e compagno di cordata di Piussi: mi parlava sempre di lui. Si incontravano spesso, dopo essersi conosciuti durante i corsi di alpinismo organizzati al Rifugio De Gasperi da Cirillo Floreanini. Ho una bella foto di Piussi e Dalla Marta insieme, al Rifugio Zacchi”. Negli anni Mazzilis ripete tutte le vie aperte da Piussi in Alpi Giulie e ne conosce ogni segreto: il Diedro Cozzolino è la prosecuzione di una via aperta da Piussi, che lui non è riuscito a finire perché si trovava lontano dal Friuli per motivi di lavoro: “Aveva lasciato in parete un po’ di materiale nascosto in una nicchia per tornare e finirla. Naturalmente Piussi avrebbe proseguito a goccia d’acqua, mentre Cozzolino ha aggirato l’ostacolo, deviando a sinistra”.
Mazzilis andava spesso a trovare Ignazio nella sua casa in Val Raccolana, sfruttando ogni occasione: un giorno al rientro da un’escursione, un giorno per portargli il disegno della via Strega aperta su Torre Trieste accanto alla sua e così via. “Mi diceva spesso «Roberto, smetti, prima che sia troppo tardi», perché per lui, come anche per Bonatti, la scelta, ad un certo punto della vita, era stata quella di chiudere con l’alpinismo di netto, quando ancora era nel pieno delle forze, prima del declino. Voleva dedicarsi ad altro: al lavoro e alla famiglia.” Una delle ultime occasioni di incontro pubblico tra Mazzilis e Piussi fu nei primi anni 2000, assieme a Cassin: “A entrambi - ricorda ancora Roberto - piaceva molto parlare di caccia”.
Quella tra Mazzilis e Piussi diventa un’amicizia basata sulla stima reciproca e su valori umani comuni: “Mi ha sempre stupito la sua umiltà e la sua bontà d’animo”, rimarca. All’indomani della scomparsa di Piussi cominciano a emergere alcune idee per commemorarlo. Una è quella di intitolargli un bivacco. Ma occorreva cercare un sito che ne giustificasse la costruzione, che fosse di sicura utilità per gli escursionisti/ alpinisti e di impiego strumentale. L’intuizione sul dove collocarlo viene a Mazzilis, da sempre contrario ad attrezzature, spit e nuovi manufatti in montagna, ma in questo caso fortemente motivato per la levatura del personaggio. Il bivacco dovrebbe nascere in uno degli itinerari più iconici delle Alpi Giulie, la Gola Nord Est, sul versante settentrionale dello Jôf Fuart: “Avevo individuato circa quindici anni fa un promontorio all’interno della gola, all’altezza della Cengia degli Dei, un posto perfetto e ben protetto. Se si viene colti dal maltempo, durante la salita o la discesa al Jôf Fuart, la gola si trasforma in un pericoloso torrente d’acqua e detriti: mi è parso che quel promontorio possa essere il luogo giusto per un bivacco di emergenza. È una sorta di prua di nave, si trova in un punto strategico e sicuro e poco lontano c’è anche l’acqua di cui rifornirsi. Assieme ad alcuni compagni di cordata, Fabio Lenarduzzi e Daniele Picilli in primis, abbiamo fatto vari sopralluoghi e concordato che fosse una buona idea realizzarlo, coinvolgendo un geometra, che allora aveva preparato anche il progetto. Però i tempi non erano maturi”.
Di questo e anche della possibilità di far realizzare un monumento scultoreo dedicato all’alpinista riconosciuto come il più forte degli anni Sessanta da Reinhold Messner, e di installarlo a cavallo tra le Alpi Giulie, si parlerà nell’appuntamento tarvisiano di mezza estate.
Versanti nord della Cima Riofreddo, Innominata, Torre della Madre dei Camosci e Jof Fuart. Tracciato orizzontale Cengia Degli Dei. Verticale Gola Nord Est © Roberto Mazzilis