Detto “il Piccolo” o “Carrellino”, Luigi Carrel di Valtournenche è uno dei punti fermi nella storia dell’alpinismo valdostano. È stato fuori di dubbio la più grande guida del Cervino, di cui ha salito per primo tre pareti (tre su quattro!) anche se sulla Ovest ha dovuto ripiegare sul Pic Tyndall sotto la bufera, e per questo non si è mai attribuito il merito della prima ascensione.
Luigi nasce nel 1901 da Giuseppina Pellissier e Jean-Joseph Carrel, anche lui famosa ed elegante guida alpina. Carrellino è un “animale” da montagna, sempre pronto ad adattarsi ai tempi, ai compagni, alle stagioni e alle contingenze. Perfino alla sfortuna. Carrellino inventa e non si ripete mai.
Nel 1931 guida una specie di commando (Carrel, Bich, Benedetti) sulla parete sud del Cervino, approfittando di una corta ma sicura giornata di ottobre. Nel settembre del 1932 conduce una numerosa cordata sulla parete est, stravaganza che gli costa ritardi e complicazioni alleviate da un gruppo allegro e scanzonato, nonostante il cattivo tempo. Nel 1947 attacca con approccio spartano la severa parete ovest, dove si perde e si salva nel più completo isolamento con il giovane Carlo Taddei. Per la diretta di Furggen, nel 1942, lotta otto ore sugli strapiombi terminali con la consapevolezza che la più difficile cresta del Cervino sia una questione di famiglia, oltre che un capitolo di storia alpinistica risalente a Mummery, Young, Rey, Piacenza e Jean-Joseph Carrel: suo padre.
Più che le difficoltà, conta lo stile: nella più pura tradizione occidentale, ma sempre un passo nel futuro, la guida è ampiamente padrona del terreno, anche su versanti smisurati e tra canali battuti da frane e massi pericolanti, rovesci di roccia inchiodabili, scappatoie invisibili. Il piccolo Luigi si muove come un felino e sa scegliere la via giusta tra le tante altre vie possibili, correndo quando bisogna correre e temporeggiando quando bisogna avere il coraggio di aspettare. La signorilità nel condurre, la passione, il fiuto infallibile e i clienti di ottime capacità lo portano a realizzare altre numerose imprese nel gruppo del Cervino e delle Grandes Murailles, ma l’attività non si limita ai monti di casa. Carrel tenta la Parete Nord delle Grandes Jorasses, sale per primo la Nord Ovest della Grivola, realizza ascensioni dal Monte Bianco al Gran Paradiso alle Dolomiti, e si spinge fino in Patagonia in due spedizioni diverse e distanti (1935-36 e 1955-56), sempre in compagnia di padre Alberto Maria De Agostini, esplorando e salendo vette importanti tra cui la difficile Cima Italia, con Luigi Barmasse e Camillotto Pellissier. Luigi muore a Valtournenche nel 1983.
La casa natale di Luigi Carrel nella frazione di Crétaz (Valtournenche) © Andrea Greci