Il Petit Dru di Christophe Profit

30 giugno 1982: tre ore che cambiarono l'alpinismo

Le Aiguilles de Dru © Wikimedia Commons

Tutto comincia il 30 giugno 1982, quando il francese Christophe Profit, un giovane di 21 anni in servizio presso la Gendarmerie de Haute Montagne di Chamonix, si inoltra sulla straordinaria via di Hemming e Robbins al Petit Dru: la Diretta Americana. Sono già le 13 e lo attendono i 1100 metri della parete ovest riscaldata dal sole del pomeriggio. Una cordata veloce difficilmente riesce a superarli in giornata. Profit, che arrampica senza corda con uno zainetto da passeggiata e il sacchetto della magnesite appeso alla cintura, raggiunge la cima alle 16 e 10, cioè in poco più di tre ore. Ha battuto perfino i canonici 300 metri all’ora degli escursionisti! Il mondo alpinistico è sbalordito, come se fossero atterrati i marziani, ma Christophe dichiara candidamente alla stampa: “Non avevo intenzione di battere un tempo, né per l’exploit né per la gloria: questa gara era soltanto con me stesso”.

Gloria o non gloria, l’alpinismo da quel giorno cambia. In Francia nessuno si cura più di chi si spella le dita su qualche parete nascosta, lontano dai riflettori. Elicotteri, telecamere, giornali e telegiornali sono tutti per il nuovo campione, che ha ridestato nel grande pubblico l’interesse per la montagna. Nessuno, per esempio, si accorge che nella stessa estate lo sloveno Francek Knez ha salito la Nord dell’Eiger in 6 ore (300 metri all’ora anche per lui!), mentre la comunità alpinistica applaude, l’estate seguente, le stupefacenti 4 ore e 50 minuti dell’austriaco Thomas Bubendorfer. È solo una questione di visibilità. 

Ormai la via è segnata, ed è quella della velocità. Dopo Profit sul Petit Dru, gli altri due fuoriclasse francesi Eric Escoffier e Daniel Lacroix concatenano in giornata la Diretta americana e il Pilastro Bonatti. Profit, nel febbraio del 1984, addomestica l’interminabile Cresta integrale di Peutérey in 32 ore e nel luglio seguente gli rispondono ancora Escoffier e Lacroix: Americana al Dru e Sperone Walker alle Grandes Jorasses in un solo giorno.

Nel 1985 si riapre la corsa sulle tre grandi Nord delle Alpi: Cervino, Eiger e Grandes Jorasses. Il 25 luglio Profit realizza il progetto fantascientifico di concatenarle in giornata: 4 ore per il Cervino, 6 ore e 45 minuti per l’Eiger, poco più di 4 ore per il Linceul. Per gli spostamenti usa l’elicottero. Ma non è finita: nel marzo 1987 Profit ed Escoffier si inseguono sulle stesse pareti in pieno inverno, seguendo il rituale di una nuova sfida. La spunta Christophe, che in 42 ore liquida lo Sperone Croz alle Grandes Jorasses, l’Eiger e il Cervino. Escoffier, leggermente in ritardo, non riesce a completare il trittico.

40 anni fa Profit era solo un ragazzo gentile e sconosciuto. A noi giornalisti specializzati fece girare la testa, perché non avevamo metabolizzato l’evoluzione. Per noi il Dru era ancora un posto epico, per lui era un chilometro verticale scalabile senza corda né angoscia; aveva almeno un grado in più nelle braccia. Yves Ballu scrisse: “Mio caro Christophe, con quel tuo aspetto da adolescente cresciuto troppo in fretta, la tua aria ingenua e i tuoi progetti insensati, come potevi sperare che ti prendessero sul serio? Neppure l’exploit sui Drus aveva convinto. I vecchi montanari, scuotendo la testa, dicevano: Questa volta ha avuto fortuna, ma la prossima si ammazzerà”. Lui deluse i gufi perché sapeva benissimo quello che faceva. Si preparava con metodo scientifico e andava a letto presto. Allora dissero: ”Questi sono dei robot, a 30 anni smettono"; lui li sbugiardò una seconda volta perché adorava la montagna e continua ad andarci con il fervore del neofita e la classe del campione. Se incontrate in giro un ragazzino gentile di 63 anni è il grande Christophe.

Christophe Profit © Wikimedia Commons