È stato pubblicato in questi giorni il resoconto del monitoraggio effettuato il 1 giugno 2023 dal personale della Società Meteorologica Italiana con la collaborazione del Parco Nazionale del Gran Paradiso e di Iren Energia sul Ghiacciaio del Ciardoney in Val Soana, Piemonte. Si tratta di un’iniziativa di studio che viene condotta tutti gli anni, ininterrottamente dal 1992, all’inizio e alla fine dell’estate per misurare lo stato di salute di un piccolo ghiacciaio situato a quote medio basse. O forse, è meglio parlare di avanzamento della malattia visto che, da quando è iniziata la ricerca e sicuramente anche prima, il bacino glaciale ha vissuto una costante perdita di massa e un inesorabile arretramento del fronte a causa del riscaldamento climatico.
Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92:
il valore di 1410 mm del 2022-23 è appena sotto alla media del periodo 2012-2022. L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"). Eventuali disomogeneità nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano peraltro la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre. Archivio SMI
In estrema sintesi, i risultati delle analisi recenti mostrano che, nonostante le frequenti fasi di maltempo del periodo tardoprimaverile, il bilancio delle precipitazioni cadute sul ghiacciaio durante l’inverno 2022/2023 rimane leggermente inferiore alla media. L’asta nivometrica situata a 2885 metri di quota, in prossimità del fronte del ghiacciaio, indica 140 cm di neve; meglio del drammatico 0 registrato il 1 giugno 2022, ma nettamente inferiore alla media di 178 cm del decennio 2013-2022. Gli spessori crescono progressivamente con l’aumento della quota misurando 230 cm di neve a 3020 metri circa e 420 cm nel punto più elevato in prossimità del Colle Ciardoney situato a 3120 metri. Ma il dato più significativo a livello scientifico riguarda la densità della neve, misurata tramite carotaggi nel manto, che consente di desumere l’accumulo equivalente di acqua in seguito alle precipitazioni invernali che ammonta a 1410 mm, circa il 4% inferiore alla media del periodo 2012-2022.
Raffaella Miravalle, guardiaparco PNGP, indica la base dello strato superficiale di 25 cm di neve fresca caduta nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2023. Archivio SMI
Rimandando i lettori alla consultazione del report completo disponibile qui abbiamo coinvolto in una chiacchierata Daniele Cat Berro che ha condotto il lavoro sul ghiacciaio per conto della Società Meteorologica Italiana per approfondire alcuni aspetti significativi emersi.
Qual è stato l’andamento meteorologico generale dell’inverno 2022/2023 sul Ghiacciaio del Ciardoney?
«Abbiamo vissuto due fasi ben distinte. Da un lato il protrarsi di una siccità estrema che è durata complessivamente circa 18 mesi, fin verso la metà di aprile. Si pensi che tra il 22 e il 23 febbraio 2023, osservando dalla webcam l’asta nivometrica presente alla stazione meteorologica installata alla base del ghiacciaio, si misuravano appena 20 cm di neve fresca con zone completamente scoperte a causa dell’erosione del vento. Fortunatamente, a primavera inoltrata si è attivato un sistema di fronti perturbati piuttosto eccezionali per il periodo che hanno aggiustato un po’ le cose. Tuttavia il bilancio stagionale è rimasto negativo perché sono completamente mancati gli accumuli nevosi autunnali che, in anni normali, garantiscono una base importante di neve a quelle quote».
Daniele Cat Berro (SMI) rileva lo spessore nevoso con la sonda da valanga presso il sito di misura n. 2 (circa 3050 m): qui la neve accumulata da ottobre 2022
è profonda in media 300 cm. Archivio SMIIn che condizioni prevedi di ritrovare il ghiacciaio a ottobre, quando tornerete in quota per il monitoraggio di fine estate?
«Le precipitazioni di maggio e l’instabilità che dovrebbe proseguire fino alla fine di giugno dovrebbe scongiurare una perdita di massa drammatica come abbiamo registrato nel 2022. Un anno fa, alla base del ghiacciaio la neve era completamente sparita con 40 giorni di anticipo e già spuntavano i primi fiori. Questo fatto, combinato con una delle estati più calde mai registrate aveva comportato la fusione mediamente di 4 metri di spessore del ghiacciaio. Ecco, una situazione del genere non dovrebbe più verificarsi, ma nei 31 anni di misurazioni non abbiamo rilevato perdite di massa soltanto una volta. Quindi la domanda da porsi non è se il ghiacciaio arretrerà, ma quanto».
Eppure le condizioni meteorologiche di questi ultimi mesi hanno già scatenato i negazionisti del cambiamento climatico…
«Trovo incredibile che vengano utilizzate le foto di una nevicata eccezionale sulla Marmolada per mettere in dubbio decenni di studi scientifici rigorosi che dimostrano l’esatto contrario».
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Nelle due immagini, l'asta nivometrica presso la stazione meteorologica (2850 m) fotografata il 1 giugno 2023 (in alto) e il 1 giugno 2022 (in basso). Archivio SMI