Un momento degli Stati generali del clima
Dall'1 al 3 settembre 2023 in Valle Antigorio si sono dati appuntamento nella cornice del Campo Base Festival numerose associazioni e organizzazioni per la tutela dell'ambiente. All'invito del collettivo "Ci Sarà Un Bel Clima", ha risposto anche il Gruppo di Lavoro Giovani del Cai per collaborare alla fase iniziale della realizzazione di una rete strutturata e capace di individuare i punti nevralgici dell'azione comune contro le cause del riscaldamento globale, temi che già si stanno affrontando con attenzione nei lavori del 101esimo Congresso e che vedono coinvolti anche diverse socie e soci del Gruppo Giovani.
Sono stati molti i punti affrontati e su cui si è trovata un'intesa, che porterà nei prossimi mesi ad incontri strutturati con esperti dei vari ambiti per approfondire le conoscenze dei partecipanti con un approccio scientifico e razionale con l'obiettivo di offrire una formazione di base comune a tutte le attiviste e gli attivisti per il Clima.
Dopo la fase iniziale svoltasi a Crodo, si passerà alla delineazione di gruppi di lavoro in cui si possano formalizzare delle proposte da portare attraverso un documento finale all'attenzione dei rappresentanti e decisori politici locali e nazionali e alla società civile. Michele Argenta, partecipante al Gruppo Giovani e membro del Collettivo che ha organizzato l'incontro specifica: «L’obiettivo degli Stati Generali, da quando sono stati creati, è proprio quello di riunire attorno ad un tavolo (nel nostro caso specifico attraverso una facilitazione durata due giornate) tutti gli attori che a livello nazionale si occupano già dei temi climatici ed ambientali. Riuscire a trovare dei punti condivisi su temi che generalmente sono divisivi (come ad esempio l’energia, la gestione del territorio, l’agricoltura o lo sviluppo delle aree interne) non può che rafforzare il movimento climatico, reduce da un periodo dove la questione è stata messa in secondo piano da politica e media. In questi anni dove vediamo già gli effetti della crisi climatica sulle nostre montagne, l’azione collettiva deve essere portata avanti su più piani: a livello locale e nazionale, dai movimenti e dalle istituzioni. Siamo contenti che il CAI si sia fatto portavoce delle aree montane, aree che sono in prima linea quando si parla di adattamento climatico».
Veronica Vismara, Referente Cai per il Gruppo di Lavoro ASviS organizzazioni giovanili sottolinea: «Un processo di sviluppo dell’attivismo climatico in Italia non può prescindere da impegni e obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Stato, dando nuova voce e linfa agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030».
I 17 Obiettivi definiti nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e i loro 169 sotto-obiettivi (o target) hanno un valore universale e guidano il percorso di attivismo di tante associazioni, organizzazioni e movimenti della società civile e del mondo profit, così come il lavoro svolto dal Club Alpino Italiano a livello nazionale e in tutte le sezioni locali. Obiettivi che pongono al centro del dibattito pubblico la difesa degli ecosistemi, lo sviluppo delle comunità e la giustizia sociale. Il ruolo degli Stati Generali sarà dunque anche quello di chiedere l'allontanamento dal mondo delle promesse e una vera azione climatica da parte di tutti gli attori coinvolti, in primis i gestori della res publica. In aggiunta, è importante ricordare gli obblighi internazionali derivanti dal cosiddetto Accordo di Parigi, un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC), al quale l’Italia è sottoposta dal punto di vista legale tramite la propria ratifica in aggiunta alla ratifica da parte dell’Unione Europea (come da Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, artt. 191 e 192).
Ormai sempre più presente sui titoli di giornali e telegiornali, spesso dimentichiamo che l’Accordo di Parigi è un accordo internazionale giuridicamente vincolante, il quale richiede, al suo articolo 2, di:
- “[mantenere]” l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e [proseguire] l'azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali [...]”
- “[aumentare] la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovendo la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra, con modalità che non minaccino la produzione alimentare”
- “[rendere] i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente al clima”
La speranza è che questo neonato movimento possa rappresentare il meccanismo controllo di cui abbiamo bisogno per salvare quel che non è già stato distrutto, proteggere ciò che è in fase di trasformazione e immaginare un nuovo modello di sviluppo che possa tenere conto della nostra sopravvivenza in quanto specie parte di un ecosistema.
Un momento dell'iniziativa Conclude Stefano Morcelli, Coordinatore del Gruppo Cai Giovani: «È stato importante non perdere questa preziosa occasione, abbiamo potuto portare un contributo rappresentativo dell'impegno delle centinaia di migliaia di iscritti al CAI e del lavoro che nei 160 anni di storia è svolto con seria attenzione, soprattutto per la tutela degli ecosistemi montani, e che ora stiamo finalizzando anche per il Congresso di Roma. Non è necessario inventare qualcosa di nuovo da zero, ma approfondire la necessità di una azione comune e coordinata, che porti ad una efficacia sempre migliore e con modalità innovative. La possibilità per il CAI di interagire già a livello locale e nazionale con la politica e alcune delle altre grandi associazioni, che purtroppo sono mancate in questi giorni, offre un piccolo vantaggio che andrà messo a disposizione attraverso un coinvolgimento di tutte le socie e i soci che vorranno dedicare tempo a questo percorso».