Walter Cecchinel durante la salita del couloir dei Drus © Estratto dalla storica Rivista della MontagnaL’ultimo giorno del 1973 Walter Cecchinel e Claude Jager sono appesi al couloir di ghiaccio dei Drus e affrontano una cascata gelata con pendenze vicine alla verticale: “Walter non vuole barare – scrive Jager –, non è certo il caso per 15 metri a ottanta gradi di fare la scala per galline… Due chiodi e il mio compagno sparisce al di là della cascata; un terzo chiodo e poi ecco la sosta dopo 35 metri, proprio a picco sopra la mia testa. Caccio in fretta il materiale da bivacco nello zaino e salgo il più veloce possibile per scoprire che cosa ci aspetta su. Ancora ghiaccio, sempre ghiaccio, ripidissimo, a lambire il cielo, dove un essere vivente fa la sua apparizione. ‘Ma da dove vengono quelli?’ sembra dire il corvaccio che volteggia sulle nostre teste”.
Il couloir dei Drus © Estratto dalla storia Rivista della MontagnaPiolet-traction
La salita del couloir dei Drus rappresenta una svolta decisiva nella storia della scalata su ghiaccio, e la conferma che con la nuova tecnica si sale quasi dappertutto. È un altro arrampicare da quando la tecnica dei ramponi a punte avanti è entrata nel bagaglio degli alpinisti. L’innovazione decisiva deriva dal modo di impugnare la piccozza e dalla curvatura speciale degli attrezzi. All’École Nationale de Ski et Alpinisme di Chamonix la nuova tecnica è stata definita piolet-traction; Cecchinel la insegna dal 1970 alle aspiranti guide del Monte Bianco. “La novità – spiega ancora Jager – consiste nell’impugnare la piccozza non più secondo il sistema di ancoraggio classico, il vecchio metodo francese, né in appoggio, l’attuale tecnica austro-tedesca, ma afferrando con la mano la parte bassa del manico. L’altra mano esercita anch’essa una trazione servendosi di un martello da ghiaccio a becco ricurvo, o di una seconda piccozza con le medesime caratteristiche. Così si procede con il massimo di sicurezza anche sui pendii più ripidi e persino al limite della verticale”.
La tecnica frontale alza di colpo le prestazioni abbattendo i tempi di scalata. È un po’ come reinventare l’arrampicata sul ghiaccio, scoprendo linee di salita che prima degli anni Settanta sembravano inimmaginabili: colatoi verticali, seracchi, cascate congelate. Si scala sull’acqua e sull’effimero. Dopo la storica salita di Cecchinel e Jager ai Drus, sono ancora i francesi a raccogliere e applicare sistematicamente sulle Alpi la magia della piolet-traction. Jean-Marc Boivin e Patrick Gabarrou s’impongono come gli interpreti più brillanti e fantasiosi, frantumando i tabù della scalata. Salendo il Supercouloir del Mont Blanc du Tacul, un budello dove qualche volta un serpente di ghiaccio aderisce misteriosamente alla roccia, nel 1975 dimostrano che si può sperimentare un nuovo alpinismo. Per esempio si può scalare in meno di tre ore (Jean-Marc Boivin nel 1977) il famoso Linceul di Desmaison e Flematti sulle Grandes Jorasses, senza neanche sentirsi superiori: solo molto molto più veloci.