Il cinema di montagna come propaganda per un nuovo Club Alpino (parte 4)

Un percorso, quello del cinema di montagna, che ha dato vita a espressioni artistiche che hanno avuto, e tuttora hanno, la capacità di fondere l’ambiente montano con la settima arte. Paradigma ad ampio spettro di una continua metamorfosi artistica.

Dal dibattito interno al Club Alpino, di quegli anni, spiccano tre sostantivi: propaganda, produzione e distribuzione. Forte è ancora il concetto di propaganda, retaggio del ventennio fascista, sul quale era stata incentrata una notevole produzione cinematografica e una altrettanto cospicua mole di documentari. Il nucleo principale e originario dell’Archivio Luce è rappresentato dai celebri Giornali Luce prodotti e distribuiti dallo stesso Istituto Nazionale Luce durante il ventennio fascista. Il regime fascista si assicurò il monopolio dell'informazione cinematografica attraverso la proiezione obbligatoria, in tutte le sale del regno d'Italia, del Giornale Luce prodotto e distribuito – a partire dal giugno del 1927 in edizione settimanale – dall’ente parastatale L.U.C.E. “per la propaganda e la cultura a mezzo della cinematografia […]”

A distanza di pochi anni dalla caduta del fascismo e dalla fine della guerra era ancora difficile cercare di modificare o di orientare in chiave più confacente ai tempi il concetto di propaganda: secondo la definizione Treccani, si intende con questo termine un tipo di “azione che tende a influire sull’opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi, e l’insieme dei mezzi con cui viene svolta: propaganda religiosa, politica, elettorale, commerciale; propaganda radiofonica, televisiva, giornalistica, a mezzo stampa. Esercitare un’attività di propaganda; organizzare una campagna di propaganda. Una propaganda abile, occulta, insistente, martellante, ossessiva…”. 

Sta di fatto che ancora dopo la caduta del Fascismo, con il provvedimento n. 379 del 16 maggio 1947, l’Assemblea Costituente sente il bisogno di esercitare un controllo preventivo sui film (leggasi censura), affidandolo al nuovo Ufficio centrale per la cinematografia, costituito presso la Presidenza del Consiglio. Viene eliminato l’obbligo della revisione dei copioni, ma restano confermate tutte le disposizioni contenute nella legge del 1923 (Regio Decreto n. 3287 del 27.9.1923: “Regolamento per la vigilanza governativa sulle pellicole cinematografiche”). Per il Club Alpino del secondo dopoguerra, tuttavia, la propaganda assume un ruolo vitale: occorre ampliare la base associativa, sviluppare un radicamento territoriale delle sezioni specialmente nel centro meridione, e cercare vie di promozione in grado di superare la visione di un Club considerato quasi esclusivamente alla stregua di un’associazione sportiva. Il cinema di montagna sarebbe stato molto utile al proposito. 

(4 – fine)

Locandina del film "Sul tetto del mondo. Karakorum 1909" © copyright Museo Montagna