Sui funghi del Cerro Torre © Boris Textor BerggidsAbbiamo raccontato a gennaio del cinquantenario della prima salita ufficiale del Cerro Torre e dell’impresa corale dei Ragni di Lecco sulla parete Ovest. Nella stagione di questa importante ricorrenza importante per l’alpinismo italiano, la via è stata ripetuta da diverse cordate italiane, di cui la prima, avvenuta quasi in contemporanea a quel giorno di 50 anni fa, è quella di Claudio Migliorini, Leo Gheza ed Eric Albertini.
Complimenti Claudio, quasi preciso con il “50 anni dopo”, non potevate aspettare un giorno in più?
Grazie!! Sarebbe stato bello, ma il giorno seguente non era proprio ideale il meteo! Inizialmente le previsioni davano tre o quattro giorni stabili che sono poi diventati solo due. Siamo partiti col brutto tempo il 9 gennaio alla volta del Bivacco Garcia posto al Passo Marconi, a lato del ghiacciaio Hielo Continental. Quando possibile è sempre una buona strategia entrare con il brutto tempo per farsi trovare sotto la parete quando le condizioni migliorano. Normalmente per arrivare al Circo de los Altares sotto la Ovest del Torre servono due giorni, sono circa 45 km a piedi. Siamo partiti io, Erik Albertini e Leonardo Gheza. Assieme a noi Silvestro, Kurt e Marco.
Una via considerata tra le più belle del mondo nel suo genere, è davvero così? Cos’ha di speciale?
Penso che il Cerro Torre sia nel cassetto dei desideri di ogni alpinista. La montagna ha un'estetica unica, un fascino incredibile e ha attorno un paesaggio mozzafiato: vengo sempre catturato dalla sua maestosità! La cosa più incredibile di questa via è scalare questi funghi di neve "friabile" e ghiaccio. Noi abbiamo avuto il privilegio di percorrerla per primi in questa stagione trovandola intonsa.
La via è un insieme di pendii più o meno ripidi di neve e ghiaccio, lunghezze di ghiaccio, roccia e misto e il finale su funghi di ghiaccio più o meno portante. Dal Circo de los Altares si parte su pendii di neve via via più ripidi, oltrepassando alcuni crepacci. Ci sono poi i tiri di misto iniziali che noi abbiamo trovato praticamente tutti in roccia salvo qualche tratto su cui era rimasta un poco di neve ghiacciata. Si sale poi un facile pendio che porta alla crepaccia terminale che da accesso al canale che porta al Colle della speranza. Da qui il terreno si fa via via più ripido fino ad arrivare alla terrazza sotto il tiro dell'Elmo. Questa è una lunghezza insidiosa dovendo già scalare un imponente fungo di ghiaccio. Dalla sua sommità un'estetica traversata ci porta all'inizio del tratto di misto: i primi più facili mentre l'ultimo un poco più impegnativo. Siamo ora sotto alla “Headwall”, un tiro di ghiaccio verticale ricoperto da un strato di neve ghiacciata lungo 60 metri. Un'altra lunghezza di ghiaccio non troppo difficile e poi si piega verso nord, passando un caratteristico e impegnativo tubo di ghiaccio che ti deposita sotto l'ultima imponente lunghezza della via: il fungo di vetta. Dalla cima l'emozione è indescrivibile e la vista a 360 gradi unica!
Cerro Torre, Via dei Ragni © Boris Textor BerggidsIl lavoro di squadra su questa via pare che si ripeta ancor oggi, con le cordate che uniscono le forze per superare il fungo terminale, considerato il tratto più difficile della via. E’ successo anche a voi?
La storia della prima salita racconta di un successo ottenuto grazie al grande lavoro di squadra da parte di tutti i componenti della spedizione. A 50 anni dalla prima salita, grazie al lavoro fatto coi compagni di cordata e tra tutti e 3 i team presenti in parete, mi è sembrato di rivivere lo stesso spirito!
Lungo l'avvicinamento al Bivacco Garcia abbiamo incontrato altre due cordate: una tedesca e una americana, anche loro rispettivamente formate da tre persone. Insieme a loro abbiamo condiviso l'intera salita, discesa e ritorno ad El Chalten. È venuto tutto abbastanza naturale e la sintonia è cresciuta mano a mano che salivamo. Ci siamo alternati al comando e a battere traccia, abbiamo condiviso il posto da bivacco e ci siamo sostenuti a vicenda. Ognuno ha dato il suo contributo durante tutta la salita, non solo per raggiungere un obiettivo a livello personale ma anche per quello di tutti. Da parte mia è stato davvero bello condividere tutti assieme questa esperienza: una fatica condivisa è una fatica dimezzata, una gioia condivisa è una gioia raddoppiata.
Quali sono le grosse differenze di oggi nell’alpinismo patagonico rispetto ad allora?
Ci sono alcune grosse differenze tra oggi e cinquant’anni fa. Grazie al telefono satellitare abbiamo previsioni meteo aggiornate, prima e durante la salita, abbiamo attrezzatura e abbigliamento molto tecnici, leggeri e performanti, per mangiare buste liofilizzate, barrette energetiche e integratori, abbiamo informazioni dettagliate della zona e della parete.
In ogni caso, pur essendo un grosso "vantaggio" è comunque necessaria una buona preparazione fisica e mentale e una predisposizione alla fatica e al sacrificio. È inoltre fondamentale un'ottima strategia e pianificazione. Poi, nonostante tutto, la fa ancora da padrone il meteo: se non arriva la fatidica "finestra" nei giorni in cui sei lì a El Chalten, è necessario orientarsi su altre salite oppure aspettare. Salendo e anche dopo mi sono soffermato a provare ad immedesimarmi durante la prima salita: pazzesco! In fin dei conti noi abbiamo solo ripetuto una via aperta cinquant’anni prima.
Cerro Torre, Via dei Ragni © Thomas MarzSei una Guida Alpina che lavora quasi a tempo pieno, porteresti un cliente sul Cerro Torre?
Sì e in effetti, ancora prima di questa nostra salita, avevo un paio di ragazzi interessati ad effettuare la salita insieme a me. Tra le varie sfaccettature del lavoro di guida alpina mi piace molto quando riesco ad accompagnare persone lungo itinerari di questo genere.
Sei riuscito in altre ascensioni durante questo viaggio?
La prima settimana di gennaio, esattamente il 3 gennaio, insieme a Giovanni Zaccaria abbiamo percorso un nuovo itinerario sul Cerro Grande. È stata una bellissima avventura durante una "non finestra" di bel tempo. Poi, poco prima di rientrare, abbiamo fatto un tour attorno al gruppo del Fitz Roy, con l'idea di una salita al Cerro Piergiorgio che poi non abbiamo realizzato. Ne è comunque uscito un tour estremamente panoramico nel cuore del gruppo e un buon sopralluogo per progetti futuri. Parlando di altre ascensioni ci tengo a citare quella effettuata, un paio di settimane la nostra, sempre alla Via dei Ragni al Cerro Torre, da parte di Giulia Venturelli, Matteo Piccardi, Dimitri Anghileri, Luca Tenni, Federico Martinelli e Mirko Masè.
Esco da questo viaggio estremamente arricchito dal mix di esperienze fatte e dai momenti condivisi con ognuno, in montagna e non: un'altra tappa del viaggio che rende il mio zaino sempre più carico di nuove esperienze.
Migliorini, Gheza e albertini in vetta al Cerro Torre © Claudio Migliorini