Il capitano Steve Hall e quell'ultima missione tra le Dolomiti

Di Hall sono rimaste una tomba nel cimitero americano di Falciani, vicino Firenze, le pagine che lo ricordano e le montagne dove un giorno del ’43 volle tornare a combattere, per la libertà di tutti.

Il capitano Stephen Roderick Hall, detto Steve, conosceva bene le Dolomiti, aveva sciato e praticato alpinismo in Ampezzo alla fine degli anni Trenta, prima della guerra. Sottotenente dell’esercito americano, nell’autunno del 1943 chiese di entrare nell’OSS (Office of Strategic Services) e di essere inviato in missione tra quelle valli e cime

Dopo alcuni mesi di addestramento, gli venne affidata una missione importante: sabotaggi dietro le linee tedesche, specie di ponti, collegamenti con le bande partigiane, raccolta e invio di informazioni militari. 
Dopo una prima missione in Carnia viene paracadutato nel Bellunese, all’inizio collabora con la brigata Calvi poi con la brigata Val Cordevole. A novembre trova riparo in Val Fiorentina, a malga Fontanafredda e nella frazione Santa Fosca di Selva di Cadore, dove viene nascosto nell’antico fienile della famiglia Buogo. 
La sua figura di eroe solitario e temerario è stata raccontata da storici come Giovanni De Donà e Walter Musizza ma anche da narratori come Mario Rigoni Stern e Giovanna Zangrandi, e sono ormai leggibili sul web i report della CIA su di lui. 

Santa Fosca, Val Fiorentina. Il fienile dove trovò rifugio il capitano Steve Hall - ©Giuseppe Mendicino

Nel 2005 parlai a lungo con Antenore Buogo, che in quei giorni lontani aveva la stessa età di Hall; lo ricordò con affetto, mentre leggeva Ivanhoe di Walter Scott e scherzava sulle arrampicate da fare insieme, finita la guerra. 
Antenore mi raccontò di una spedizione verso Cortina, insieme ad Hall e a Ettore, l’ex alpino comandante della brigata Val Cordevole, nel corso della quale avevano nascosto dell’esplosivo nei pressi del lago Ghedina. 
Un giorno di gennaio del 1945 Hall gli dice che deve partire da solo per una missione segreta, di nuovo verso Cortina. Non gli spiega lo scopo. Il sabotaggio della centrale elettrica? Il tentativo di contattare il comandante del presidio tedesco in Ampezzo, conosciuto prima della guerra, per agevolare una resa o una fuga? L’esito del conflitto  era ormai certo. Nessuno saprà mai l’obiettivo di quella missione

Il riconoscimento dell'esercito americano ad Antenore Buogo - ©Giuseppe Mendicino

Dopo aver superato le montagne e i boschi che separano Selva di Cadore da Cortina, giunge nella frazione Campo di Sotto in pessime condizioni, con i piedi semicongelati. Chiede aiuto, ha indosso la divisa dell’esercito americano; viene ospitato da un guardiacaccia, ma subito dopo segnalato alla gendarmeria tedesca. Il comandante tedesco, Franz Lopischel, lo tratta con il rispetto che si deve a un ufficiale nemico preso prigioniero. Dopo pochi giorni però, arriva l’ordine di portare Hall al famigerato campo di concentramento di Bolzano, un luogo di crimini efferati, spesso motivati solo da sadismo e dall’odio contro ebrei, prigionieri politici e militari. 

Lì il capitano Steve Hall viene prima torturato con scosse elettriche e poi ucciso a bastonate, il 20 febbraio del 1945. Finita la guerra, gli americani catturarono e fucilarono sia gli aguzzini tedeschi di Hall sia una delle spie infiltrate tra i partigiani.

Antenore è scomparso non molti anni fa, anche lui dovette subire la prigionia nel lager di Bolzano, numero di matricola 10604. Di Hall sono rimaste una tomba nel cimitero americano di Falciani, vicino Firenze, le pagine che lo ricordano e le montagne dove un giorno del ’43 volle tornare a combattere, per la libertà di tutti.

©Pietro Lacasella