Il canto degli urogalli di montagne, sentieri, vita. Lo spettacolo a teatro

Mettersi in ascolto delle montagne e delle loro storie. Camminare per sentieri che raccontano vite, incontrare chi ha scelto la natura come casa. Tra gli animali e i boschi, i profumi e i colori, i ritmi delle stagioni e il tempo dell’uomo. Questo è ciò che promette Il canto degli urogalli, uno spettacolo che invita a immergersi nell’essenza profonda della montagna e delle sue radici, celebrando il grande scrittore Mario Rigoni Stern.

Figura centrale dello spettacolo è l’urogallo, il re dei boschi montani, che Rigoni Stern ha saputo raccontare come nessun altro, trasformandolo in un simbolo di forza e fragilità, di mito e saggezza ancestrale. A partire dalle sue pagine, lo spettacolo – ideato da Sergio Di Benedetto, con la regia dello stesso Di Benedetto e di Matteo Bonanni – diventa un invito a rallentare, a seguire il tempo pacato delle stagioni, a riavvicinarsi a un mondo naturale che custodisce insegnamenti preziosi per l’uomo moderno.

Sulla scena, la voce narrante di Matteo Bonanni conduce il pubblico attraverso storie di foreste e nevicate, di caccia e di urogalli, intrecciando episodi di vita vissuta, memorie di guerra e pace, descrizioni poetiche di una natura vibrante. Ogni stagione diventa un capitolo di questo racconto: un tempo da vivere, da osservare, da ascoltare.

A rendere ancora più coinvolgente l’esperienza è la scenografia digitale che accompagna la narrazione. Filmati semplici ma evocativi, concessi dalla famiglia Rigoni Stern, creano un’atmosfera unica: un bosco visto dall’alto, una nevicata che avvolge tutto, una mano che scrive. Le immagini non solo arricchiscono la scena, ma diventano parte integrante di un racconto che si fa vivo e pulsante.

Il canto degli urogalli non è solo teatro. È un’occasione per immergersi in un universo narrativo che restituisce al pubblico la delicatezza e la profondità della poetica di Mario Rigoni Stern. È un invito a riconciliarsi con le proprie radici, a trovare armonia tra modernità e antiche stagioni, a riscoprire la bellezza del mondo naturale e il legame indissolubile che unisce l’uomo alla montagna.

Come ricordava Rigoni Stern: “Com’è bene ciò che è forestale!”. E in questo spettacolo, quell’antico bene si rivela in tutta la sua forza, guidandoci in un viaggio di riscoperta e meraviglia.