Catania con, sullo sfondo, l'Etna © Wikimedia CommonsIl 24 e 25 maggio 2025 la Sicilia accoglierà per la prima volta nella sua storia l’Assemblea nazionale dei Delegati del Club Alpino Italiano, massima espressione partecipativa dell’associazione. Un evento che non è solo istituzionale, ma simbolico: il Cai “sbarca” nel cuore del Mezzogiorno e accende i riflettori su un Sud troppo spesso dimenticato, ma ricchissimo di risorse naturali, culturali e umane.
L’appuntamento, che eleggerà anche il nuovo Presidente Generale per il prossimo triennio, rappresenta una straordinaria occasione per rafforzare il legame tra la rete escursionistica e le terre alte del Sud, riconoscendole come parte integrante della “spina dorsale” montuosa della penisola, che dall’Appennino Tosco-Emiliano si estende fino alla Calabria, alla Sicilia e alla Sardegna.
Non è un caso che questo evento cada in un momento di rinnovata attenzione politica e sociale per il Mezzogiorno, anche grazie all’impegno dell’ASviS – Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile – che nel suo Manifesto per il Sud ha tracciato dieci proposte operative per farne una leva fondamentale dello sviluppo sostenibile italiano ed europeo.
Tra queste, spicca la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale del Sud: il 60% dei Parchi nazionali, il 30% dei siti UNESCO, il 25% dei beni archeologici e architettonici vincolati si trovano proprio qui. Un potenziale enorme, ancora in gran parte inespresso, che il Cai può contribuire a rimettere in moto attraverso il Sentiero Italia, i progetti educativi nelle scuole, le collaborazioni con i Parchi, e la promozione del turismo lento e responsabile.
Il Cai, forte della sua rete di sezioni locali, rifugi e sentieri, può diventare catalizzatore di un processo di rigenerazione sociale, educativa ed economica nelle aree interne. Progetti come “Scuola in cammino”, in cui studenti delle aree montane diventano accompagnatori e promotori del territorio, sono già realtà in alcune regioni e potrebbero espandersi grazie a questa nuova attenzione.
Catania sarà dunque molto più di una sede ospitante: sarà un laboratorio di idee e visioni, un luogo di confronto tra Nord e Sud, tra montagna e mare, tra istituzioni e cittadini. Sarà un’occasione per lanciare un messaggio forte: il Sud è pronto, e il Cai c’è.
Il sud come cerniera sostenibile tra Europa e Mediterraneo, le 10 proposte dell'ASviS
Le fragilità del Mezzogiorno rendono ancor più problematica per il presente e per il futuro, rispetto al resto del Paese, la crisi attuale determinata dalla concomitanza tra la guerra in Ucraina, la crisi energetica, gli effetti dei cambiamenti climatici particolarmente pesanti soprattutto nel Mediterraneo e la ripresa dell’inflazione. L’impatto su famiglie e imprese raffredda consumi ed attività. I dati e le analisi che emergono, in particolare dalle anticipazioni del Rapporto SVIMEZ 2022, non lasciano dubbi e ci spingono ad avanzare dieci proposte per il Parlamento appena rinnovato e il prossimo Governo..
1 - Sviluppare e rendere permanenti i rapporti euromediterranei dando luogo ad un appuntamento annuale orientato all’attuazione dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il Sud può fare leva sulla propria centralità nel Mediterraneo come hub non solo commerciale, produttivo ed energetico ma anche di competenze e risorse umane, a condizione che la sostenibilità diventi l’indirizzo fondamentale del suo sviluppo. In questo contesto l’Economia del mare rappresenta un asset importante sia per la costa che per l’entroterra, ma richiede un investimento molto forte nelle infrastrutture per la mobilità e la logistica partendo innanzitutto dall’attuazione completa e scrupolosa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
2 - Impegnare l’Italia ad un deciso rafforzamento dell’Unione europea per far ripartire il Sud. Serve un piano più incisivo e duraturo nel tempo per una fiscalità che aiuti le imprese e sostenga il lavoro per i giovani e per le donne. Il PNRR e le politiche per rispondere alla crisi energetica indicano la rotta da seguire. Vanno negoziate condizioni di vantaggio che, senza alterare i presupposti della competitività, tengano conto delle condizioni necessarie per un processo strutturale di recupero del divario territoriale con le altre aree del Paese e dell’Europa. Occorre aiutare il sistema industriale a resistere alla crisi e ad innovare per creare nuove opportunità di lavoro di qualità facendo leva sulle grandi imprese partecipate dallo Stato (ENI, ENEL, FS, Cassa Depositi e Prestiti, ecc.) e agevolando le grandi imprese private, ad esempio Stellantis, nei loro investimenti al Sud.
3 - Investire in ricerca e tecnologie per l’agricoltura che nel Sud è sottoposta all’impatto più forte dei cambiamenti climatici in atto. Il progetto Agritech finanziato con i fondi PNRR che avrà sede a Napoli e che impegna 28 Università, 5 Centri di ricerca e 18 imprese ne è un esempio. Occorre gestire innovazioni sostenibili di processo e di prodotto, orientando il Piano di sviluppo rurale alla misurazione dell’impatto ecosistemico delle colture, a partire dal consumo della risorsa idrica, e al perseguimento degli obiettivi di qualità della produzione e di una giusta remunerazione per i produttori.
4 - Valorizzare il grande potenziale ambientale e culturale del Sud, ancor oggi poco utilizzato, come volano fondamentale per il suo sviluppo sostenibile. Circa il 60% dei Parchi nazionali è al Sud con una estensione del 40% sul totale nazionale, come il 30% dei siti UNESCO e il 25% dei beni archeologici e architettonici vincolati. A questi si aggiungono marchi e produzioni di qualità enogastronomica, oltre ad una ruralità che rende unica e distintiva l'agricoltura e la zootecnia. Il turismo sostenibile può promuovere la cultura e i prodotti locali e creare posti di lavoro, prestando la dovuta attenzione al fenomeno dei nomadi digitali – chi si propone di viaggiare e di lavorare ovunque grazie alla rete – i quali stanno già scegliendo il Sud in grande numero.
5 - Fare del Mezzogiorno l’hub nazionale e mediterraneo della produzione di energie rinnovabili alimentando anche il resto del Paese. Già oggi la produzione di energia solare ed eolica nel Sud è a livelli più elevati rispetto al Centro e del Nord, e vi sono condizioni favorevoli per sviluppare una filiera che possa collegarsi all’area del Mediterraneo. Oltre agli impianti di maggiori dimensioni occorre puntare con forza sulle Comunità energetiche rinnovabili (CER), introdotte nella nostra legislazione con la legge n. 8 del 2020, attuando interamente il quadro normativo e degli incentivi necessari per il loro sviluppo.
6 - Aumentare i posti nei nidi d’infanzia, nel tempo pieno, nelle mense scolastiche e gli spazi e le strutture che possano sostenere la formazione delle ragazze e dei ragazzi. Le risorse europee e nazionali disponibili vanno utilizzate nel modo migliore e occorre accompagnare gli investimenti con una spesa corrente in grado di garantire i servizi, anche attraverso il ruolo del Terzo Settore, innanzitutto per gli studenti con disabilità. La crisi da Covid-19 ha aggravato le condizioni di povertà educativa e pertanto vanno ripensati i modelli pedagogici con relazioni più forti con il territorio attraverso patti formativi locali. Per il Mezzogiorno serve un investimento costante nel tempo con un programma Scuola 2030 per una formazione avanzata ed inclusiva.
7 - Sostenere e qualificare adeguatamente le Università del Mezzogiorno anche per sviluppare ecosistemi dell’innovazione e per creare una rete euromediterranea degli Atenei. I recenti bandi del PNRR dovrebbero essere al centro di una attenta valutazione per trarne le dovute conseguenze in fase di attuazione.
8 - Incrementare il numero dei medici e del personale sanitario incentivandone la presenza nel Sud e in particolare nelle aree interne. I Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) sono la base da cui partire per garantire i diritti ma allo stesso tempo definire anche gli standard per ridurre la migrazione sanitaria anche attraverso un Osservatorio che incentivi la cooperazione tra le Regioni.
9 - Avvicinare il Sud a sé stesso investendo su collegamenti ferroviari e stradali sostenibili che attraversino la dorsale appenninica, la quale costituisce una barriera tra i corridoi adriatico e tirrenico e il bacino dell’arco ionico. Gli investimenti previsti dal PNRR per l’Alta Velocità ferroviaria e per i porti sono importanti, ma occorre anche potenziare una infrastruttura di mezzo che avvicini tra loro i centri e i centri alle periferie con lo sviluppo dei collegamenti ferroviari e stradali.
10 - Costruire lo scheletro amministrativo e istituzionale necessario per favorire la buona progettualità e utilizzare al meglio le ingenti risorse attualmente disponibili (PNRR, Fondi della politica di coesione 2021- 2027, legislazione ordinaria, ecc.). Si potrebbe pensare ad una Unità di missione presso l’Agenzia per la coesione territoriale con compiti sussidiari ma anche di verifica per attivare, ove necessario, i poteri sostitutivi previsti dalla legge. Occorrono valutazioni, soprattutto intermedie, per ridurre eventuali scostamenti progettuali, temporali e di target nei programmi di finanziamento a partire dal PNRR. Anche la programmazione territoriale deve acquisire una maggior qualità per impedire ulteriore consumo del suolo e ottenere una regolazione più equilibrata dello sviluppo tra città, aree intermedie ed aree interne. Potrebbe essere l’occasione per rivedere o, nel caso fossero assenti, approvare Piani paesaggistici che abbiano al centro la mitigazione del rischio, la lotta al cambiamento climatico e misuratori di impatto per valutare servizi ecosistemici.