
L’itinerario ha preso il via dal castello bizantino di Simeri, un’imponente fortezza risalente al X secolo che, dalla sua posizione strategica, domina la valle del fiume Simeri e il golfo di Squillace. Qui, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di ripercorrere la storia millenaria del sito, guidati dal giovane archeologo Lorenzo, profondo conoscitore del luogo. Tra le vestigia dell’antico Palacium Castri e le mura di cinta, si sono immersi nelle vicende dei popoli che nei secoli hanno abitato e fortificato il castello: normanni, svevi, angioini e aragonesi.
Particolarmente suggestiva è stata la scoperta della torre cilindrica, punto nevralgico per le comunicazioni dell’epoca, che permetteva di segnalare i pericoli con fumo di giorno e fuoco di notte, in collegamento con altre torri della zona. E come ogni castello che si rispetti, anche questo cela misteri e leggende: tra le storie tramandate dagli abitanti, si narra dell’esistenza di un tunnel segreto che conduceva direttamente al mare, forse un passaggio di fuga in caso di attacco nemico.
La spiritualità della Chiesa di Santa Maria dell’Itria
Dopo il castello, l’itinerario ha proseguito verso la Chiesa di Santa Maria dell’Itria, conosciuta anche come Collegiata. Fondata tra il XII e il XIII secolo, la chiesa ebbe un ruolo centrale nella vita religiosa fino all’Ottocento, quando deteneva il diritto dello jus patronatus, ovvero la facoltà di eleggere le cariche ecclesiastiche. Un tempo maestosa, con tre navate e tre altari, ha subito nel corso dei secoli numerosi danni, tra cui il crollo della facciata e del tetto nel 1905, a causa di un violento sisma.
Le grotte di San Bartolomeo: un silenzio millenario
Scendendo tra le strette viuzze del borgo, gli escursionisti hanno raggiunto le grotte di San Bartolomeo, conosciute anche come grotte dei Santi. Questi affascinanti scavi rupestri, incastonati nell’arenaria, furono abitati sin dal Neolitico e probabilmente utilizzati come celle monastiche o chiese ipogee.
Al loro interno si trovano ancora tracce del passato: giacitoi di pietra, reclinatoi utilizzati come letti, nicchie-ripostiglio e porte lucerna scolpite nella roccia. Tra le testimonianze artistiche, spiccano l’icona Achiropita Theotokos (Madre di Dio) e raffigurazioni degli Evangelisti. In questo luogo senza tempo, circondati dalla macchia mediterranea, i visitatori hanno immaginato i monaci che, affacciati alle loro grotte, salutavano il sorgere del sole con canti e preghiere.
Oggi si discute della possibilità di istituire un parco archeologico urbano, per tutelare e valorizzare questo straordinario patrimonio.
Un tesoro archeologico nascosto
L’escursione ha offerto anche una tappa in località Donnomarco, dove è stata rinvenuta una rara testimonianza dell’antichità: un scarabeo in pietra dura di ametista, decorato con iscrizioni ancora indecifrate. Secondo alcuni studiosi, tra cui Domenico Topa, potrebbe trattarsi di un sigillo egizio appartenente alla XVIII dinastia, collegato al culto della rinascita e della fertilità. Questo piccolo gioiello di archeologia, oggi custodito nel Museo Provinciale di Catanzaro, conferma il legame di queste terre con antiche civiltà mediterranee.
L’eredità del Convento dei Cappuccini
Nel pomeriggio, i partecipanti hanno visitato i ruderi del Convento dei Cappuccini, costruito nel 1594 su iniziativa del Principe Borgia di Squillace. Con 13 celle e una chiesa monumentale, il convento fu un importante centro religioso e culturale, sede di noviziato e rifugio per viandanti e mendicanti. Dopo la soppressione nel 1784, fu riaperto nel 1826, grazie all’impegno dei frati e della comunità locale.
Un finale tra storia e tradizioni
L’escursione si è conclusa a Crichi, con la visita alla chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola e al panoramico centro storico, che in estate si anima grazie alle iniziative della proloco locale, tra cui un’esposizione di artigianato tradizionale che richiama visitatori da tutta la regione.
Alla fine del viaggio, resta l’emozione di aver camminato in un luogo dove ogni pietra racconta una storia, ogni vicolo nasconde un culto e ogni angolo è un viaggio nel tempo. Simeri Crichi non è solo un borgo da visitare, ma un’esperienza da vivere, conoscere e preservare.