Il bivacco Fanton è stato selezionato per il premio di architettura contemporanea dell’Unione europea

Posizionato a 2667 metri di altezza, il bivacco Fanton guarda su Auronzo di Cadore a Forcella Marmarole nelle Dolomiti venete. la struttura è stata realizzata dal Cai di Auronzo
Il bivacco Fanton © Iwan Baan


Posizionato a 2667 metri di altezza, il bivacco Fanton guarda su Auronzo di Cadore a Forcella Marmarole nelle Dolomiti venete. Inaugurata nel 2020, la struttura è stata voluta dalla sezione Cai di Auronzo (che ne è proprietaria), in collaborazione con la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti, sulla base di un progetto esecutivo realizzato dallo studio di architettura Demogo di Treviso. Il bivacco è l’unica opera italiana che è stata selezionata  tra le 40 che si contenderanno il premio di Architettura Contemporanea dell'Unione europea 2024 – Premio Mies van der Rohe, focaliizzato sul tema architettura e talenti emergenti. 
 

Il Bivacco Fanton © Iwan Baal


L’obiettivo del premio è quello di evidenziare e diffondere l'attuale cultura architettonica condivisa in Europa attraverso opere che creano ambienti vivibili di alta qualità per tutti. I 40 candidati sono stati scelti tra 362 proposte, analizzate dal presidente della giuria Frédéric Druot, insieme ai membri della giuria Martin Braathen, Pippo Ciorra, Tinatin Gurgenidze, Adriana Krnácová, Sala Makumbundu e Hrvoje Njiric.

I cinque finalisti saranno annunciati all'inizio di febbraio 2024. I vincitori invece saranno annunciati a metà aprile. L'EUmies Awards Day, compresa la Cerimonia di premiazione, si svolgerà il 13 e 14 maggio 2024 nel Padiglione Mies van der Rohe di Barcellona, in una giornata-evento che comprenderà conferenze degli autori delle opere vincitrici e finaliste, discussioni con gli architetti, i committenti, i responsabili politici e i membri della giuria.

Il bivacco Fanton

L’opera è stata realizzata tra il 2018 e il 2021, con la scocca della costruzione portata in quota in elicottero. «Il Bivacco Fanton è un'opera minuta di connessione tra uomo e ambiente, che definisce un confine provvisorio al paesaggio, una forma di compressione progressiva di rocce, luce, vento e neve. Un'opera dal ventre ligneo di abete e larice che attutisce l'impatto della natura selvaggia, poi la fibra di vetro a inspessirsi strato su strato, come una seconda pelle a divenire guscio e struttura insieme. Esternamente assume i tratti di un volume sbozzato sospeso su di un crinale irto, un corpo in attesa proteso nel vuoto, intento ad aprire una dimensione spaziale al di là dalla propria geometria interna. Un volume definito dalla natura, un’architettura caratterizzata da un profilo fortemente inclinato», si può leggere nel portale Archilovers