I silenzi della Liguria lungo il Sentiero Italia

La vetta del Monte Ramaceto Ovest © Andrea Greci

Le tappe del Sentiero Italia Cai che collegano La Forcella a Barbagelata non sono certo tra le più frequentate. Ci troviamo in un'area che, nonostante la vicinanza alla costa (Chiavari è a 12 km in linea d'aria), è lontana dal turismo di massa, dalle “icone” della Liguria come il promontorio di Portofino e i borghi delle Cinque Terre. Questo è tra l'altro un territorio complesso dal punto di vista orografico, con i corsi d'acqua che sembrano voler destabilizzare il più possibile l'orientamento dell'escursionista, negando di fornire i consueti e rassicuranti punti di riferimento. Qui infatti l'Aveto scorre infatti nord, lo Sturla verso sud e il Lavagna con andamento ovest-est. 

Forse però, è proprio questa sinuoso labirinto di dorsali e pendii a fornire il fascino a questo territorio, dove inevitabilmente si è contenti di “perdersi”, per ritrovarsi poi immersi alternativamente in una fitta faggeta, in un ombroso castagneto, in un intricato noccioleto, su crinali erbosi o su creste rocciose, come quelle del Monte Ramaceto, senza dubbio il simbolo di queste tappe. Dopo aver camminato in una sorta di “trincea di arenaria” ammirando costantemente la superficie luccicante del Mar Ligure (tratto da percorrere con la dovuta attenzione e molto delicato in caso di neve o ghiaccio) si giunge infatti alla vetta occidentale della montagna. Qui sorge anche una piccola cappella, costruita nel 1949, danneggiata da un fulmine nel 1968 e ricostruita dal CAI di Chiavari nel 1971. La cima è uno straordinario belvedere sul mare, con il ben visibile Golfo del Tigullio, oltre che su tutte le dorsali montuose del Levante Ligure.

Indagando la storia di questi luoghi si scopre poi, come di consueto, che anche qui uomo e natura hanno lavorato insieme per secoli. Queste valli conservano per esempio numerose tracce dell’antichissima tradizione della coltivazione del nocciolo (Corylus avellana) utilizzato, al pari del castagno, dalle antiche popolazione appenniniche come fonte di sostentamento, grazie al suo elevatissimo contenuto calorico. La coltivazione del nocciolo nell’entroterra chiavarese è documentata almeno dal XV secolo e ha segnato in maniera rilevante il paesaggio, dove sono ancora evidenti i terrazzamenti e gli interventi di regolarizzazione dei pendii, eseguiti per rendere più facile la piantumazione, la crescita e la raccolta. Ancora oggi il Nocciolo Tapparona è identificato come coltivazione di origine locale e come tale riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT).

Anche il punto di arrivo colpisce per il suo aspetto quasi interamente novecentesco. La frazione fu infatti, durante la Seconda guerra mondiale, uno dei capisaldi della Resistenza in Liguria, ospitando comandi di divisione e brigata e per questo fu duramente colpita dalle rappresaglie nazi-fasciste (come il rastrellamento dell'estate del 1944), tanto da essere quasi interamente ricostruita negli anni postbellici a causa delle distruzioni subite.

Camminare può essere leggerezza ma anche conoscenza e ricordo.

 

Scopri le tappe G08 e G09 del Sentiero Italia CAI