I Monti Peloritani che accolgono

Lungo la Dorsale dei Monti Peloritani, tra mare e montagna, il viandante scopre un paesaggio ricco di biodiversità, storia e accoglienza.
I Ritagli di Lecca © Wikimedia Commons

La sorpresa è il sentimento dominante che accompagna il viandante lungo il percorso quasi aereo della Dorsale dei Monti Peloritani in provincia di Messina. Questa catena di rilievi, talmente esili da scomparire quasi al cospetto dell'esteso massiccio dell'Etna, celano ricchezze inaspettate: la loro altezza, che si aggira intorno al piano collinare emergendo dal livello del mare sino al culmine di Montagna Grande che raggiunge 1374 metri, invita a far parte di un paesaggio straordinario tra le acque del Mar Ionio e del Mar Tirreno, con coste frastagliate e verdeggianti vallate rigate da innumerevoli torrenti che, con l'incedere di copiose precipitazioni, si mostrano capaci di trasportare pesanti frammenti di montagne.

La forte umidità, importante componente del clima continentale che contraddistingue quest'area, favorisce la presenza di essenze endemiche come la felce gigante Woodwardia radicans e di piccoli e fiorenti giardini incastonati tra rocce e vecchie neviere. Accanto a famiglie di eucalipto e acacie, piantate in passato, si incontrano densi boschi di sughere e corbezzoli, impreziositi dal volo della farfalla Charaxes jasius e dal passaggio furtivo di volpi e istrici.

Tra i diversi rifugi abbandonati e resi inaccessibili dalla presenza persistente di greggi al pascolo, che ruminando modellano anche la vegetazione, ed edifici senza più vita, spiccano il Centro Internazionale Le Miniere, il Santuario di Dinnammare e il Forte Umbertino di San Jachiddu.

 

Peloritani, un mondo vivo

L'associazione Le Miniere gestisce un’azienda agricola di 30 ettari di biodiversità, è unico punto di accoglienza CAI dell'intera Dorsale dei Peloritani e si trova lungo la tappa V25 che proviene dal borgo di Novara di Sicilia lambendo la Rocca di Novara, i Ritagli di Lecca e la Serra del Vento, poco prima di inerpicarsi di nuovo sui colli in corrispondenza del Bivio Colla Bassa, tra case e noccioli del composito comune di Fondachelli Fantina.

La struttura principale, composta da un ampio salone al piano terra e dalle stanze al primo piano, è accompagnata da una baita con cucina e sala da pranzo. Tutt'intorno abitano querce animate dalle chiacchiere vespertine dei ghiri, un ricco orto, variegati frutteti, un giardino di piante rare, una piscina, un laghetto popolato da essenze endemiche e, salendo verso i rilievi, si trova anche una parete d'arrampicata attrezzata.

Il vasto complesso, limitato dalla cangiante fiumara del torrente che in questo tratto assume il nome di Patrì, è condotto da anni dai proprietari messinesi Angelo Catalano e sua moglie Cettina Saturno, sempre operosi e aperti a progetti che siano in armonia con la Terra, prodigandosi nell'ospitalità generosa dei viandanti con piatti tradizionali e condividendo esperienze e saperi.

Dal loro impegno è anche sorto un museo etnografico all'interno del centro abitato.

Il Santuario di Dinnammare si situa a 1110 metri di quota lungo l'ultima tappa del SI in Sicilia, offre un'ampia sala in cui trovare rifugio, una vista strepitosa sulla convergenza del Mar Jonio e del Mar Tirreno nel braccio dello Stretto di Messina, che con le sue potenti correnti guida migrazioni di cetacei, farfalle e uccelli, e si fa spettatore di passaggi di pendolari, viaggiatori e fuggitivi, troppo spesso clandestini.

Intorno alla chiesetta si possono trascorrere giornate intere contemplando il panorama, fotografando o disegnando le piccole piantine che sorgono negli anfratti delle rocce o quelle che godono della pioggia occulta derivante dalla condensa d'umidità che ricopre piante più alte.

Il Forte San Jachiddu, appollaiato a 330 metri di quota a soli 15 minuti d'auto dalla città di Messina, è custodito amorevolmente dal parroco napoletano Mario Albano.

L'articolato edificio fa parte della rete dei forti umbertini, costruiti tra Sicilia e Calabria, con denaro pubblico, dopo l'Unità d'Italia a scopo difensivo verso improbabili attacchi foresti, risultando dunque invisibili dalla costa. Sono diverse le aree fruibili: oltre alle stanze spartane e alla cucina, si trovano una biblioteca, una cappella bucolica con il pavimento spesso ammorbidito da fogliame secco colorato, i locali adibiti a magazzino, un giardino in continua mutazione con l'intento di arricchirne la biodiversità, corredato da poesie, dipinti, strutture lignee lavorate a mano.