Himalaya indiano, salvate dopo 3 giorni le alpiniste Manners e Dvorak

Le due alpiniste erano rimaste bloccate giovedì, dopo che una scarcia di sassi aveva tranciato la corda a cui era appeso il loro equipaggiamento. «Ci siamo subito rese conto della gravità dell'incidente»
© F. Manners

Ieri mattina, Fay Manners e Michelle Dvorak sono state portate in salvo dopo essere rimaste bloccate per tre giorni sul monte Chaukhamba, un massiccio dell’Himalaya nell’India settentrionale, a una quota di più di 6mila metri. Non si avevano loro notizie da giovedì, quando le due alpiniste avevano inviato l’ultimo segnale di SOS. Le operazioni di soccorso si erano attivate quasi immediatamente e sono durate più di 72 ore, con il coinvolgimento dell’esercito indiano e di una squadra di alpinisti francesi, questi ultimi decisivi nell'aiutare Manners e Dvorak a scendere fino al punto da cui sono state portate via in elicottero ieri mattina.

La cordata anglo-americana era rimasta bloccata giovedì a causa di una frana che aveva spezzato la corda a cui era appesa la loro attrezzatura. Manners e Dvorak hanno dovuto così improvvisare un bivacco di fortuna su uno sperone senza cibo, acqua e il materiale per la progressione, incluse piccozze e ramponi. Sono sopravvissute dormendo due notti nello stesso sacco a pelo. «Ho visto il sacco ruzzolare giù per la montagna – ha spiegato Manners alla BBC – e immediatamente ho compreso le conseguenze. Non avevamo il nostro equipaggiamento di sicurezza. Niente tenda. Niente fornelletto per fondere la neve. Nessun vestito caldo per la sera. Le nostre piccozze e i nostri ramponi per il ritorno al campo base. Niente frontalino per muoverci di notte».

Il massiccio del Chaukhamba © F. Manners

La mattina dopo il primo segnale di soccorso, un elicottero si è portato nella zona per individuare le due alpiniste, ma le operazioni non hanno avuto successo. «Mi sentivo in ipotermia – ha continuato l'alpinista britannica – tremavo continuamente e con la mancanza di cibo il mio corpo stava esaurendo le energie per tenersi al caldo». Per recuperare dell'acqua, le due alpiniste sono dovute scendere in corda doppia lungo la parete della montagna per un breve tratto e raccogliere quel poco che hanno potuto dalla fusione del ghiaccio.

Nella giornata di sabato una squadra di alpinisti francesi - che nel frattempo era venuta a conoscenza della loro situazione-, ha dato loro cibo, acqua e sacchi a pelo, informando i soccorsi della loro esatta posizione. Informazioni preziosissime, perché fino a quel momento l'elicottero in sorvolo non era riuscito a individuarle. «Gli alpinisti francesi ci hanno aiutato ad attraversare il ripido ghiacciaio – chiude Manners – cosa che sarebbe stata impossibile senza ramponi e piccozza. Saremmo morte congelate o avremmo tentato di attraversare i ripidi ghiacciai senza la giusta attrezzatura, con il rischio concreto di scivolare».