Heliski in piena crisi climatica? È tempo di invertire la rotta.

È questa la montagna dunque, un parco giochi? Quando abbiamo smesso di riconoscerla come un delicato ecosistema da cui dipendiamo? In un momento storico in cui l’obiettivo immediato deve essere quello di limitare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, in modo da prolungare la vita dei nostri inverni, qual è il senso di spingersi in montagna nel modo più impattante possibile?

E’ la sera dell’8 Marzo, ho lo stomaco in subbuglio dall’emozione e un filo di nausea; dopo una giornata assai importante e carica di significato me ne aspetta un’altra. Tanto per cambiare sono su un treno diretto nel cuore delle montagne Svizzere, e come di consueto, i miei compagni di viaggio sono un paio di sci e una macchina fotografica. Tutto regolare.

La luce si fa più densa e cupa mentre il sole cala, uno scenario che potrebbe suonare romantico, se non fosse per il fatto che siamo già a 1200m di quota e non si scorge alcuna chiazza innevata. L’inverno 2023/2024, con le sue nevicate eccezionali e temporalmente concentrate, è stato il più mite della storia delle misurazioni degli inverni, con ben 2,8°C di temperatura media nazionale al di sopra della norma 1991-2020 (fonte: MeteoSvizzera). 

© Marta Corrà

Spesso è difficile rendersi conto della tragicità della situazione di dati, dai numeri. Per questo, quando viaggio, lascio che la testa si appoggi sul finestrino e che lo sguardo si perda nel paesaggio. Vi siete mai soffermati su come cambi, di anno in anno, di stagione in stagione, vi siete mai insospettiti? Il numero di stazioni sciistiche a bassa quota costrette a chiudere è in aumento, così come il numero di quelle costrette a fare ricorso a tonnellate di kWh di energia per sostentarsi con neve artificiale. Dobbiamo imparare a dire addio agli inverni a cui eravamo abituati. Infatti chi ci rimette in tutto ciò siamo solo noi, e in misura ovviamente molto meno importante le nostre attività. E chi può fare qualcosa per adattarsi a questo cambiamento senza cadere nella nostalgia del tradizionalismo? Sempre noi, con le nostre attività.

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Tra queste ultime, al di sopra di una stagione invernale dominata dall’industria dello sci e dalle pelli di foca, si eleva, letteralmente, la pratica dell’Heliskiing, che consiste nel farsi trasportare in elicottero sino al punto da cui si vuole cominciare la discesa nella neve. 

In Austria, Francia e Germania questo tipo di esperienza è vietata o fortemente limitata, e così dovrebbe essere anche in Italia, nonostante la tendenza stia dilagando, senza la necessaria regolamentazione e a prezzi sempre più abbordabili. Sul territorio elvetico, invece, questo “sport” è ancora legalmente tollerato addirittura celebrato; ogni anno si svolgono in media 9.500 movimenti aerei e non si intravede alcuna propensione al ribasso. In particolare il Vallese e il Canton Berna, con i loro scenari mozzafiato, sono luoghi prediletti. Il fatto che però le emissioni di CO2 di questa pratica non siano affatto sostenibili e che metà degli ufficiali 40 siti di atterraggio in montagna ricadano all’interno o direttamente ai margini di paesaggi protetti non sembra preoccupare nessuno.

© Marta Corrà

Mountain Wilderness, nata a Biella nel 1978, a conclusione dell’omonimo convegno del Club Alpino Accademico Italiano, come un movimento di alpinisti che univano le idee e le forze per la conservazione mondiale della montagna, lotta da 30 anni contro l’heliski. In particolare, la sorella Mountain Wilderness Svizzera, si batte a gran voce ogni anno, organizzando manifestazioni “Stop-Heliski”, ogni anno recandosi in un sito differente dove questa disciplina è consentita.

Insieme a circa 40 attivisti abbiamo manifestato il 9 marzo 2024 contro l'aviazione turistica di montagna sulla cima del Walighürli, nei pressi di Gstaad. L’aeroporto di montagna “Vordere Wallig” (2050 m s.l.m.) ha registrato nel 2022 quasi 900 voli, nonostante si trovi direttamente accanto a un’area faunistica protetta. Così con le nostre quaranta voci e i nostri quaranta silenzi, siamo saliti sin sulla cima, con le nostre forze e partendo dalla valle, per dire NO alla pratica dell'heliski nelle Alpi. 

Io ho avuto l’onore di prendere parte all’organizzazione e di documentare il tutto; la grande responsabilità che mi opprimeva la sera prima presto si è trasformata in fuoco di bruciante motivazione, talmente vivo che nemmeno l’incessabile Föhn che tira da diversi giorni è riuscito a spegnere. Quell’eccitazione che ti pervade quando in una causa ci credi talmente tanto che daresti tutta te stessa. Ma devo ammettere che vedere la nostra marcia, arricchita di bandiere, unita al sentimento di tutti i partecipanti è stato il più grande regalo. Mi ha fatto credere che si possa mettere fine all’eliturismo di lusso e non, chiudendo pian piano i siti di atterraggio, come siamo già riusciti a fare in soli due casi, ad oggi. 

© Marta Corrà

Arrivati in cima, troviamo un cartello che recita: “Cari scialpinisti, si prega di notare che Walig è regolarmente frequentato da fornitori di servizi di heliski e, di conseguenza, sono previsti molti voli. Chi ama la solitudine troverà quindi altre proposte di tour sugli sci a questo QR code”. Non passa un minuto che questo scherzo di poco gusto viene rigorosamente coperto da un nostro adesivo.

Mi chiedo come l’uso di un elicottero, che io associo solo a scopi di soccorso o di ricerca in terre desolate, venga qui naturalmente associato al puro divertimento. Ormai le proposte online sono molteplici, le compagnie arrivano a proporre non solo discese nella polvere, ma anche aperitivi e fondute ad alta quota. È questa la montagna dunque, un parco giochi? Quando abbiamo smesso di riconoscerla come un delicato ecosistema da cui dipendiamo? Perché il pacchetto completo di queste scellerate attività montane viene spesso proposto dagli stessi professionisti della montagna? In Svizzera la battaglia contro questo sistema ben radicato avrà bisogno ancora di molteplici stagioni di impegno e costanza, in Italia servono subito più regolamentazioni per evitare che si crei un tipo di turismo ad immagine e somiglianza. Perché no, il turismo di lusso svizzero non è invidiabile, non è ciò di cui abbiamo bisogno e non esiste un solo beneficio per l’ambiente montano. In un momento storico in cui l’obiettivo immediato deve essere quello di limitare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, in modo da prolungare la vita dei nostri inverni, qual è il senso di spingersi in montagna nel modo più impattante possibile? 

© Marta Corrà

Per Mountain Wilderness, così come per il Club Alpino Italiano, è chiaro: è necessario un ripensamento. Serve una regolamentazione chiara non solo a livello delle amministrazioni regionali, ma apertura al dialogo tra i collegi delle Guide Alpine, le quali dovrebbero schierarsi in primo piano nella difesa del proprio territorio, al di sopra degli scopi economici, ma che invece ancora troviamo promotori di queste attività, nonostante gli sguardi indignati di altri colleghi.

Il 24 Febbraio di quest'anno, la TAM, ovvero la Commissione di Tutela Ambientale del Club Alpino Italiano, ha rilasciato un documento nel quale ribadisce la posizione del CAI, ben chiara sin dagli accordi stipulati a Trento nel 1988: «Elicottero? No grazie». In particolare, l'allora Presidente della TAM, Bruno Corna, durante il convegno internazionale sull’uso turistico dell’elicottero, affermò: «Noi non siamo in una posizione di neutrale stare a vedere, punteggiata da sommesse raccomandazioni a non esagerare», e prosegue, durante il suo intervento suo intervento: «la nostra è una netta opposizione espressa chiaramente dall’art. 5 del nostro documento programmatico per la tutela dell’ambiente montano. Noi auspichiamo che tale offerta turistica non abbia corso, auspichiamo cioè una legislazione di totale divieto così come voluto con molto senso di responsabilità sin dal 1980 dal Parlamento Francese». 

Inoltre, ricordando le parole del Presidente generale del CAI Antonio Montani l’estate scorsa: «La posizione ufficiale del Club Alpino Italiano è fermamente contraria all’utilizzo ludico dei mezzi motorizzati in montagna, primo tra tutti l’elicottero che è sicuramente il più impattante. Tale posizione è data anche dalla convinzione che non è questo il modello di sviluppo turistico che giova alla montagna. Per questo motivo invito fermamente tutte le Sezioni a rispettare le posizioni ufficiali del Sodalizio astenendosi da iniziative inappropriate. Allo stesso modo mi permetto di invitare gli amici di Mountain Wilderness a continuare le lodevoli battaglie ambientaliste che molto spesso ci vedono affiancati».

Il vero privilegio del futuro non sarà potersi permettere un volo in elicottero, ma saper riscoprire quanto lontano ci possano portare i nostri passi nell’intramontabile e accattivante gioco dell’esplorazione - modernamente surclassata a turismo - in primis in montagna.

Il documento di posizionamento del CAI sul tema è consultabile qui: https://www.cai.it/wp-content/uploads/2024/03/Documento-di-posizionamento-su-ELITURISMO-in-MONTAGNA.pdf.

© Marta Corrà