Hans Kammerlander, tra vette e discese

Alpinista d’élite, Hans Kammerlander ha sfidato le vette più alte del mondo, trovando il vero successo nelle discese più difficili della vita.
Hans Kammerlander

Hans Kammerlander nasce il 6 dicembre 1956 ad Acereto, una frazione di Campo Tures (Sand in Taufers) in Sudtirolo. Ragazzo e poi uomo più inquieti di quanto mostrino la simpatia montanara e l’aperto sorriso, Hans inizia ad arrampicare molto giovane sulle montagne di casa e in seguito sulle Dolomiti, prima di affrontare le più grandi pareti delle Alpi e le più alte montagne del mondo. È stato sulla vetta di dodici 8000 (il tredicesimo non è stato omologato), sette dei quali con Reinhold Messner. Con Messner, nel 1984, ha concatenato per la prima volta due delle massime vette della Terra: i Gasherbrum. In seguito è sceso con gli sci dal Nanga Parbat e dall’Everest, tentando spesso di sciare le grandi montagne. Nel 2012 ha completato la salita delle cime più alte di tutti i continenti.

 

Le imprese

Guida alpina ricercata e di alto livello, ha diretto la Scuola di Roccia Alto Adige (Alpinschule Südtirol), polo di eccellenza dell’alpinismo locale.  Unendo la professione alle imprese personali, sulle Alpi ha salito circa 2000 vie – tra cui le pareti nord dell’Eiger, del Cervino, delle Grandes Jorasses e tutte le grandi vie delle Dolomiti –, con 50 prime ascensioni e 60 scalate solitarie. Nel 1991, con Hans Peter Eisendle, in 24 ore ha concatenato due diversissime e distanti pareti nord – l’Ortles e la Cima Grande di Lavaredo, via Comici – utilizzando la bicicletta per il trasferimento (circa 230 km). Il 18 agosto 1992, con lo svizzero Diego Wellig, ha raggiunto per quattro volte nel giro di 24 ore la cima del Cervino lungo le quattro creste principali.

 

L’uomo

Ha scritto interessanti libri autobiografici: Discesa al successo (1991), Malato di montagna (2000), Appeso ad un filo di seta. Il K2 e altre esperienze estreme (2005), in cui non si nasconde affatto. Nel primo testo dal titolo provocatorio, lascia intendere che il problema della scalata, più che nella salita, sia insito nella discesa. Si chiede a un certo punto del testo: “Questo continuo cammino verso l’alto può essere considerato l’Olimpo per l’uomo? Solamente la discesa dalla Torre di Babele, simbolo di un’umanità senza limiti, potrà garantire il successo…”.

Nell’ultimo libro Alti e bassi della mia vita (2019) racconta senza reticenze uno dei suoi giorni peggiori, nel novembre del 2013, quando rimase coinvolto in un grave incidente stradale dopo avere commesso un «errore enorme» causato dall’alcol. Un ragazzo perse la vita e Hans perse la gioia.