Mike Keen © Foto Facebook Mike KeenUn viaggio in kayak da Qaqortoq, nel sud della Groenlandia, a Qaanaaq, nella parte nord-occidentale dell’isola. 3200 chilometri a forza di pagaia, affrontando condizioni climatiche imprevedibili, bufere, onde alte fino a 3 metri e venti spaventosi. No, il protagonista non è un avventuriero dalla lunga esperienza, ma uno chef britannico: Mike Keen.
Divorziato Keen aveva deciso di trascorrere l’estate lavorando nei ristoranti della Groenlandia. E l’idea di un viaggio così epico gli è venuta davanti a una birra, al pub, discutendo di quante “Q” contengano i toponimi dell’isola. Amante del kayak, nel tempo libero, ha così deciso di alzare l’asticella. Un viaggio di oltre 3000 chilometri, mangiando solo mammiferi marini e pesci, come facevano gli inuit.
Il viaggio
Disegnato sulla cartina il viaggio di Keen fa impressione. Ripercorre quasi tutta la costa ovest del paese. Dopo aver lasciato, nell’aprile 2023, Qaqortoq lo chef si è subito trovato a fare i conti con le severe acque della Groenlandia. Il primo problema è stato quello rappresentato dal ghiaccio marino, che abbondante nella stagione primaverile ha dapprima ritardato la partenza, per poi obbligare Keen a un bizzarro metodo di navigazione, con una picozza attaccata alla pagaia. Poi ci si sono messe le forti correnti di marea che hanno in ogni modo cercato di modificare la rotta del nostro esploratore, senza dimenticare il mare agitato. Tutto questo solo nel primo terzo del viaggio, l’avventura era decisamente cominciata.
I giorni hanno iniziato a susseguirsi uno dopo l’altro, uguali. Sveglia al mattino, preparazione del kayak, partenza. In acqua tutto il giorno, fino alla tappa successiva. Riposo fino all’alba del giorno dopo e si ricominciava. Così per oltre novanta giorni, in cui Mike Keen ha iniziato a conoscere il mare e le sue regole. Al 95esimo giorno però, ecco un nuovo problema. Dopo avere pagaiato per 2100 chilometri e aver raggiunto il villaggio di Upernavik Mike si è trovato bloccato dal ghiaccio. La baia di Melville era infatti chiusa da una moltitudine di iceberg, impossibile superarla.
Cosa fare? Con il budget ridotto all’osso per Mike non sarebbe stato possibile soggiornare in paese fino alla fusione del ghiaccio. Così ha preso la decisione di lasciare canoa e altre attrezzature nel villaggio per poi ripartire in primavera. Lui, nel frattempo, sarebbe tornato in Regno Unito, al suo abituale lavoro di chef.
Mike Keen in kayak © Facebook Mike KeenLa ripartenza
Superato lo sconforto iniziale e passato l’inverno è venuto il momento di rimettersi in marcia. Anzi… in kayak. A luglio di quest’anno Mike è tornato a Upernavik, pronto a proseguire il suo viaggio. Con lui aveva tantissime lettere, recuperate nei villaggi durante la prima parte del viaggio. Aveva promesso di consegnarle alle persone che abitavano a Qaanaaq, ed era intenzionato a mantenere la sua promessa.
Per gestire al meglio la traversata della baia di Melville, senza rischiare sorprese, si era organizzato con una piccola barca a supporto. Il ghiaccio quest’anno era meno denso e più facilmente gestibile, anche se ha richiesto grande attenzione nella ricerca della miglior via da seguire. Fondamentale era non perdere l’orientamento o farsi trascinare al largo dalla corrente. Cosa, quest’ultima, che ha sorpreso Mike già al terzo giorno di navigazione. A un certo punto si è trovato in mare aperto, sospinto dalla corrente in direzione del Canada. Fondamentale è stato l’intervento della barca di supporto, che l’ha riportato verso riva.
Ripresa la corretta rotta di viaggio e salutata la barca, Mike è tornato a navigare, questa volta senza incontrare alcun villaggio dove trovare ospitalità. Suo unico compagno, negli ultimi 19 giorni di navigazione, è stato un orso polare che l’ha osservato sfilare veloce nell’acqua.
Molte volte ha invece incontrato la storia. Spesso infatti si è accampato nei pressi di antichi villaggi inuit o ex basi militari abbandonate. Quando, finalmente, è giunto all’ultima tappa, dopo giorni di solitudine, ecco il ritorno alla vita. A Qaanaaq lo aspettava l’intero villaggio in festa.
Mike Keen in kayak tra gli iceberg © Foto Facebook Mike KeenIl cibo
Con sé, sul kayak, solo l’essenziale. Pochi abiti di ricambio, un kit di pronto soccorso e cibo, sufficiente per 10 giorni. L’idea era quella di fermarsi nei villaggi costieri, dove poter fare rifornimento prima di proseguire il viaggio. Questa, dal racconto del protagonista, è stata certamente la parte più facile del viaggio. La generosità verso di lui, e verso la sua avventura non è mancata. I cacciatori incontrati sulla costa più di una volta gli hanno donato grandi porzioni di carne di foca che poi Keen si cucinava e impacchettava prima di riprendere il viaggio. Oltre a questo spesso mangiava carne essiccata di balena, senza dimenticare gli spuntini che gli preparavano le persone in previsione del suo arrivo. Da quando infatti la sua storia ha iniziato a essere mediatizzata, l’ospitalità dei villaggi si è fatta ancora più calorosa, tanto che spesso ha avuto un bel letto caldo dove trascorrere la notte. Il riposo perfetto, prima di riprendere la strada del mare.