Oggi vi presentiamo una via storica del Gran Sasso, la via Saludos Amigos, aperta nel 1991 per opera di Mario Cotichelli, Massimo Mosca e Piefrancesco Renzi.
Il Gran Sasso con i suoi 50 km di lunghezza, 15 di larghezza ed i 2912 m della vetta occidentale del Corno Grande, è il più vasto ed alto gruppo montuoso della catena appenninica. Il Vallone delle Cornacchie, poco sopra il rifugio Franchetti, conserva i resti del Calderone, ossia il ghiacciaio più meridionale d'Europa. Tra i vari monti che fanno parte del gruppo quelli di maggiore interesse alpinistico sono il Corno Grande, il Corno Piccolo ed il Pizzo d'Intermesoli.
Gran Sasso/Corno Piccolo/Prima Spalla - Via Saludos Amigos © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)Il Corno Piccolo si presenta, verso ovest, con una lunga cresta che si salda a tre grandi speroni che in sequenza scendono verso la val Maone. Questi speroni sono oggi considerati come delle cime distinte e vengono denominate "Le Spalle".
La Prima Spalla è il primo risalto della cresta Ovest del Corno Piccolo ed è la più alta. Il suo versante Nord si presenta come un muro compatto che si affaccia sui Prati di Tivo.
Gran Sasso/Corno Piccolo/Prima Spalla - Via Saludos Amigos - Lorenzo Mazzotta lungo la via © Matteo Bertolotti (Archivio Sassbaloss)
La via Saludos Amigos è stata aperta il 21 settembre 1991 da Mario Cotichelli, Massimo Mosca e Piefrancesco Renzi. L'itinerario sale con una linea diretta al centro della parete Nord. L'arrampicata è varia: nella prima parte si superano diedri, fessure e placche mentre nella seconda parte un muro verticale rappresenta il tiro chiave della via. Le protezioni non mancano ma è necessario integrare.
Si tratta di una via di grande soddisfazione, grazie alla bellezza dell'ambiente, alla qualità della roccia e alla varietà delle difficoltà tecniche. È una scelta ideale per chi cerca una via immersa in uno scenario mozzafiato e lontano dalle affollate vie di bassa quota.
Gran Sasso/Corno Piccolo/Prima Spalla - Via Saludos Amigos - Matteo Bertolotti sul tiro chiave © Mauro Bolognani