Gli alvei pensili dei fiumi di pianura

Una piena del Po in Emilia Romagna © Antonio Rinaldi

Il motto “la montagna scende in pianura”, ci ricorda quanto sia importante valutare ambienti, ecosistemi, elementi geografici e idrografici nel loro complesso, senza “confinarci” alle terre alte, ma conservando uno sguardo “globale”, che valuti nel complesso problematiche e possibili soluzioni.

 

Reduci da una autunno (ma anche da una primavera) di alluvioni, di fronte al fatto ormai compiuto del cambiamento climatico in atto e della sempre maggiore incidenza di fenomeni estremi, è bene ragionar sempre di più ed essere sempre più consapevoli di quelle che sono le dinamiche dei fiumi, che vengono amplificate dalla “violenza” che l'uomo ha spesso usato nei confronti dei loro spazi di espansione naturale.

 

Una delle riflessioni e delle osservazioni più importanti che si deve fare a riguardo, è quella di considerare che i letti dei fiumi arginati, anno dopo anno sono in grado di ospitare sempre meno acqua, a parità di argini. Per quale motivo?

 

La spiegazione è semplice, un fiume costretto tra due argini sfoga chiaramente tutte le sue piene all'interno della arginature; ma va considerato che ogni piena deposita anno dopo anno del materiale (sabbia, limo, argilla), dunque i terreni alluvionati all'interno degli argini si alzano centimetro dopo centimetro sottraendo volume all’acqua che può essere ospitata durante le piene. Si creano così i cosiddetti “alvei pensili” soprattutto nei lunghi tratti di pianura; ovvero alvei in cui il fiume, all'interno degli argini, scorre più elevato rispetto al piano di campagna circostante. Questo crea una duplice problematica: in primo luogo perché così, come detto, una sempre minor quantità d’acqua può essere ospitata all'interno delle arginature, d'altro canto l’eventuale rottura di un argine consente all'acqua di fuoriuscire in aree più basse, con la conseguenza di alluvioni ben più estese e gravi di quel che sarebbero in condizioni normali. Gli argini fluviali dunque, se da un lato sono ormai indispensabili, dall’altro portano con sé questa inevitabile problematica, che negli anni sta amplificandosi e che sicuramente costituirà uno dei punti fissi di partenza per le pianificazioni e le programmazioni degli interventi fluviali dei prossimi decenni.