Andrea Lanfri in cima © Ilaria CarielloOggi, 3 dicembre, si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, istituita nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa giornata nasce per promuovere i diritti, il benessere e l’inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita. Ma si tratta anche un momento importante per riflettere sulle barriere, sia fisiche che culturali, che ancora esistono, e sull’importanza di abbatterle per costruire una società davvero inclusiva.
La montagna, in questo contesto, assume un significato speciale. Da sempre considerata metafora della sfida, della forza e della volontà di superare i propri limiti, per molte storie di disabilità assume invece una motivazione diversa, forse più semplice. Storie che spesso parlano di una voglia di vita capace di superare ostacoli, e realizzare imprese, che ci appaiono sovrumane. Ne è un esempio la storia di Andrea Lanfri, sopravvissuto nel 2015 a una meningite con sepsi meningococcica, che gli ha portato via entrambe le gambe e sette dita delle mani, oltre a lasciargli sul corpo decine di cicatrici, segno della malattia.
Da sempre appassionato di montagna, quando si è risvegliato in ospedale dopo le operazione gli hanno detto: “tornerai a camminare, ma dimenticati la montagna”. E lui, forse ancora intontito dall’anestesia ha risposto con il suo accento toscano: “E chi te l’ha detto?”.
Da quella frase nasce una nuova motivazione, ispiratrice per molti, che ha portato Lanfri a diventare il primo pluri-amputato a raggiungere la vetta dell’Everest, nel 2022. Ma la sua storia non si ferma qui, perché oltre all’Everest Andrea è in corsa per le Seven Summits, le sette vette più alte di ogni continente (gli mancano solamente l'Elbrus, in Europa, e il Monte Vinson, in Antartide), senza dimenticare che oltre a scalare, va in bici e corre. Sempre in movimento, sempre alla continua ricerca di nuovi obiettivi, assetato di vita. Una storia che nella sua semplicità lascia un messaggio potente: con determinazione e passione, ogni ostacolo può essere superato. Ed è questa la filosofia che da sempre anima Lanfri, con il suo approccio che lo porta a dire: non è il mondo che si deve adattare a me, sono io che mi devo adattare a mondo. “Sono io che devo cercare un mio modo personale per fare le cose, non il mondo che si deve adattare alla mia condizione. Io uso una bici normale, con attacchi normali, scalo con piccozze e ramponi normali. Questo è il mio modo di andare oltre ogni limite”.
Ma quello di Lanfri non è l’unico caso in cui, da una disabilità nasce una nuova prospettiva di vita. Un esempio perfetto di questo spirito è Moreno Pesce, atleta che ha trasformato la sua disabilità in una fonte di motivazione. Nato nel 1975 a Noale, in provincia di Venezia, Moreno ha perso la gamba sinistra in seguito a un incidente motociclistico. Nonostante questo, non ha mai smesso di frequentare la montagna, che ha amato fin da bambino. Ogni anno percorre circa 50.000 metri di dislivello positivo, un’impresa straordinaria per qualsiasi alpinista, resa ancora più significativa dalla sua condizione.
La SODAS, pro e Iniziative per un’alta quota inclusiva
Oltre alle imprese individuali, esistono anche numerosi progetti di enti e associazioni che lavorano per rendere la montagna accessibile a tutti. Tra questi anche quelli portati avanti dal Club Alpino Italiano attraverso la Struttura Operativa di Accompagnamento Solidale (SODAS).
Nata per rendere la montagna un luogo accessibile a tutti, attraverso attività quali la Montagnaterapia e l’Escursionismo Adattato, la SODAS si pone come obiettivo non solo quello di permettere a più persone di vivere l’esperienza della montagna, ma anche utilizzare questo ambiente come strumento di benessere e crescita personale.
Uno dei compiti principali della SODAS è raccogliere informazioni e dati sui gruppi che praticano queste attività all'interno delle sezioni del CAI, creando una rete di supporto e di scambio tra chi opera nel settore. Inoltre, l’associazione lavora per definire linee guida e procedure che garantiscano sicurezza ed efficienza durante le uscite. Senza dimenticare la formazione. La SODAS organizza infatti corsi, incontri e materiali didattici per aiutare i soci a sviluppare le competenze necessarie per accompagnare le persone in queste esperienze, sempre nel rispetto delle esigenze individuali.
“Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano” scrivono sulla loro pagina Facebook. “Oggi celebriamo la forza, il coraggio e l'unicità delle persone con disabilità, riaffermando il nostro impegno per una società inclusiva e solidale. In questa giornata speciale, vogliamo ricordare l'importanza dell'accompagnamento solidale”.