Il ghiacciaio del Calderone è spesso solo 25 metri

Si tratta dell’ultimo lembo rimasto della massa glaciale più a sud d’Europa. Sono i dati della campagna di rilevamento e di raccolta di campioni di ghiaccio organizzata da Cnr - Ips e Università Ca’ Foscari di Venezia
Al momento il ghiacciaio del Calderone (sul Gran Sasso) è spesso circa 25 metri. Si tratta dell’ultimo lembo rimasto della massa glaciale più a sud d’Europa. Sono i dati del georadar che ha perlustrato la superficie, nell’ambito della campagna di rilevamento e di raccolta di campioni di ghiaccio organizzata da Cnr - Ips e Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), e dell’Università degli Studi di Padova. Un primo profilo radar elaborato dai ricercatori Ingv ha rivelato una fotografia chiara: sotto i detriti c’è una parte di ghiaccio misto a pietre e poi alcuni metri di ghiaccio apparentemente più ‘pulito’. Si tratta della “fotografia” più nitida mai scattata delle profondità dell’ex ghiacciaio, oggi glacionevato, del Calderone.

Ogni anno un metro in meno

«Secondo recenti stime, il Calderone perde ogni anno mediamente un metro di spessore. La riduzione del volume di ghiaccio ancora presente, nei prossimi anni potrebbe privare l’area di una preziosa fonte di accumulo idrico», afferma Carlo Barbante, direttore dell’istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e professore all’Università Ca’ Foscari Venezia. «Oltre all’acqua, però, sono in pericolo anche le informazioni sull’ambiente e il clima del passato che il ghiaccio conserva e gli scienziati sono in grado di interpretare», spiega Barbante. La successiva missione di carotaggio del corpo glaciale è prevista per la seconda metà di aprile. «Gli archivi glaciali del Gran Sasso resterebbero così a disposizione delle future generazioni di scienziati anche quando il Calderone sarà definitivamente scomparso», conclude. Se le carote di ghiaccio del Calderone si dimostreranno un archivio sufficientemente conservato, potranno ambire a essere custodite per decenni nel ‘santuario’ dei ghiacciai montani in sofferenza che sarà realizzato dal programma internazionale Ice Memory, iniziativa co-ideata e coordinata in Italia dallo stesso Barbante.