Foreste, produzione e consumo sostenibili

È questo il tema della Giornata internazionale delle foreste 2022, che ricade il 21 marzo di ogni anno. Il Cai evidenzia l'importanza di puntare sulla selvicoltura naturalistica per una gestione sostenibile del patrimonio forestale. L'impegno continua anche nelle attività di Terapia Forestale
“Foreste, produzione e consumo sostenibili” è il tema proposto dalla Fao per la Giornata internazionale delle foreste 2022 che, come ogni anno, ricade il 21 marzo. Le foreste coprono circa un terzo della superficie terrestre e svolgono funzioni vitali in tutto il mondo. Circa 1,6 miliardi di persone dipendono da questi luoghi per il proprio sostentamento. Le foreste, inoltre, sono gli ecosistemi con il più alto grado di biodiversità sulla Terra: qui vivono oltre l'80% delle specie e di altri gruppi tassonomici.

La gestione sostenibile delle foreste

«La gestione sostenibile delle foreste è una sfida centrale per il futuro del mondo», afferma il Presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano del Cai Raffaele Marini. «In Italia il mese scorso è adottata la Strategia Nazionale Forestale, nella quale sono stati delineati obiettivi strategici che vanno dalla pianificazione, gestione e conservazione del paesaggio e del territorio, ai servizi ecosistemici erogati da queste aree. Il documento, che ha validità ventennale, evidenzia la funzione di difesa del territorio e di tutela delle acque, la diversità biologica degli ecosistemi forestali e la funzione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici».
L'anno scorso, inoltre, l’Unione europea ha adottato la nuova strategia per le foreste fino al 2030, partendo dal dato che questi ambienti rappresentano il 43,5% del territorio Ue. Gli obiettivi vanno dal sostegno delle funzioni socioeconomiche delle foreste per la prosperità delle aree rurali, alla promozione di una bioeconomia forestale sostenibile; dalla protezione delle ultime foreste primarie e antiche rimaste, alla ricostituzione e alla gestione delle foreste che le renda resilienti alla crisi climatica.
Pollino boschi
Nei boschi del Pollino © Carla Primavera

Puntare sulla selvicoltura naturalistica

Il Club alpino italiano ha di recente prodotto uno specifico position paper, intitolato “Il Cai, i boschi e le foreste”, che attualizza e contestualizza alcuni concetti già enunciati nel Nuovo Bidecalogo (il documento con le linee di indirizzo e di autoregolazione del Cai in materia di ambiente e tutela del paesaggio, approvato nel 2013), rendendoli compatibili con le strategie sopracitate. Nel position paper trova ampio spazio la selvicoltura naturalistica, disciplina nella quale l'obiettivo della produzione del legname è affiancato dalla volontà di preservare nel tempo la qualità e la quantità del patrimonio forestale.
«Le attività agro-silvo-pastorali sono connaturate alla presenza antropica nelle Terre alte», si legge nel documento. «Sono il fattore plasmante del paesaggio montano e della biodiversità, oltre a rappresentare un patrimonio culturale, etnico e storico unico nel suo genere e di inestimabile valore. La selvicoltura, al pari di agricoltura e pastorizia, ha determinato l’attuale aspetto e composizione dei boschi, e tutt’ora rappresenta un fattore di fondamentale importanza per il mantenimento di quel fragile equilibrio naturale, sociale ed economico che regge il delicato ecosistema della montagna abitata e vissuta».
Sotto quest'ultimo aspetto, Marini sottolinea che
«la gestione sostenibile dei boschi e delle foreste attraverso la selvicoltura naturalistica rappresenta un elemento di economia territoriale basato sulle attività delle popolazioni locali, in particolare nei territori montani».
Parco Foreste Casentinesi
Suggestivo scorcio forestale nel Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Comune di San Godenzo (FI) © Sara Nardini

La terapia forestale

Non bisogna dimenticare, infine, le funzioni estetiche, spirituali, educative, ricreative e terapeutiche delle foreste, di cui può beneficiare chi le frequenta. In particolare la Terapia Forestale si sta diffondendo sempre di più anche nel nostro Paese, anche grazie al Cai. Consiste nell’accompagnamento di singole persone o gruppi da parte di professionisti con competenze specifiche (per esempio, psicologi e psicoterapeuti), in grado di riconoscere caratteristiche e criticità dei componenti per poi guidarli secondo precisi protocolli, dove la meditazione si alterna a fasi più pratiche e la creatività si alterna alla razionalità.
«Il nostro impegno è rivolto agli aspetti positivi sulla salute umana che una precisa serie di evidenze scientifiche internazionali ha dimostrato essere insiti nella frequentazione delle foreste», spiega il vicepresidente del Comitato scientifico centrale del Cai Giovanni Margheritini. «Da tale constatazione è nato il progetto scientifico congiunto con il Cnr, denominato Terapia Forestale, che in due anni di attività ha raggiunto notevoli risultati».
Qualche numero: in due anni le persone coinvolte nelle 44 sessioni sperimentali di Terapia Forestale sono state 1054, di cui il 55% soci Cai. Le attività hanno toccato 37 siti in 8 regioni, di cui 12 rifugi Cai, 18 di parchi nazionali e regionali abitualmente frequentati dalle Sezioni e 7 parchi urbani.
«Quest'anno intendiamo consolidare il progetto in Piemonte, Lombardia e Veneto e iniziare lo sviluppo nelle regioni del centro, del sud e nelle isole, sempre in collaborazione con le nostre Sezioni», continua Margheritini. «A partire dai primi maggio, invece prenderà avvio la fase operativa del progetto nei siti collinari delle regioni del centro/nord già stati oggetto di sperimentazione. Fase operativa che da giugno coinvolgerà anche i siti montani».
Questo programma, denominato “Foresta terapeutica”, verrà attuato in ogni sito dalla Sezione Cai di competenza con la collaborazione dei gestori dei rifugi, delle strutture dei parchi nazionali e regionali e dei comuni coinvolti.
«A cadenza settimanale organizzeremo singole giornate o appuntamenti di due giorni completamente dedicati al benessere fisico in foresta. Per la parte di Terapia Forestale sarà assicurata la presenza degli psicologi della Commissione centrale medica del Cai», conclude Margheritini. «Nelle due giorni saranno previste attività salutistiche anche notturne. Entro aprile, infine,  concluderemo i corsi di aggiornamento per i 30 operatori Cai già formati nel 2021 che hanno già collaborato durante le sperimentazioni».