Moeses Fiamoncini e Dario Libano, due alpinisti brasiliani, hanno realizzato la salita dell'Aconcagua, la vetta più alta del sud America con i suoi 6961 metri, in appena una settimana. Partiti e tornati dalla loro casa a San Paolo (Brasile), situata a soli 762 metri sul livello del mare, questa scalata esemplifica una nuova tendenza per il 2025: la "vacanza lampo in alta quota". Tuttavia, non tutte le montagne consentono un approccio così rapido e diretto.
La preparazione in Perù
Prima della scalata, i due alpinisti si sono preparati effettuando due salite in Perù: il Pichupichu (5600 metri) e il Chachani (6075 metri). “Abbiamo completato la salita dell'Aconcagua in sette giorni, da San Paolo alla vetta e ritorno” ha raccontato Moeses Fiamoncini.
Dopo il Perù, Fiamoncini e Libano sono tornati a casa in attesa di una finestra meteorologica favorevole. Quando le condizioni si sono stabilizzate, i due hanno immediatamente preso un volo per Mendoza e il giorno successivo sono arrivati al Campo Base. “Abbiamo ottenuto i permessi in modo rapido, grazie a un'agenzia locale che si è occupata anche del trasporto in elicottero” ha spiegato Fiamoncini. Da lì, è iniziata la loro rapida salita verso la vetta.
Non soddisfatto di questa salita Fiamoncini, alpinista impegnato nella scalata dei 14 Ottomila senza ossigeno, punta a migliorare ulteriormente il suo tempo sull’Aconcagua. Attualmente impegnato in Ecuador con un nuovo cliente, il brasiliano sta già progettando di tentare la salita e il ritorno dall’Aconcagua in soli cinque giorni, condizioni meteo permettendo.
Una nuova tendenza?
Grande spiegamento di mezzi e risorse, per mettere in piedi una salita “in velocità”. Ma qui non parliamo di un record, parliamo invece di una sfida logistica resa possibile grazie ai moderni mezzi di trasporto, come gli elicotteri. Ha senso?
Il bello di vivere queste montagne non sta anche nel creare un rapporto con chi le vive tutti i giorni, con l’ambiente di cui sono fatte? Il lento avvicinarsi al paesaggio andino, l’adattamento all’altitudine e la connessione con il territorio sono parte integrante della scalata. Spingere i propri limiti in termini di velocità e logistica è affascinante e testimonia un’evoluzione nell’alpinismo moderno. Tuttavia, ridurre tutto a un’impresa, con presenza lampo sul posto, rischia di togliere il senso all’essere sull’Aconcagua o su qualunque altra vetta.