Un gruppo di stambecchi maschi © E. FerraroIniziamo questo viaggio alla scoperta della fauna delle nostre montagne. Per inauguarlo abbiamo scelto un animale simbolo, lo stambecco.
Lo stambecco alpino (Capra ibex) è il simbolo del parco nazionale del Gran Paradiso, luogo dove un centinaio di anni fa si è salvato dall'estinzione. A differenza del camoscio alpino, lo stambecco vive a quote più alte e rispetto al “collega” cerca ancora maggiormente l'ambiente roccioso. Il tecnico faunistico Enrico Ferraro ce ne ha parlato, per farcelo conoscere meglio.
Enrico, dove vive lo stambecco?
Lo stambecco in Italia vive solo sulle Alpi, un po' su tutto l'arco, ma in isole non comunicanti tra di loro. Oltre al Gran Paradiso, operazioni di reintroduzione hanno portato lo stambecco, per il Trentino, nel gruppo della Marmolada, dalla quale si è formata poi la colonia del Sella, sul gruppo delle Pale di San Martino, grazie al Parco Naturale Paneveggio e sull'Adamello-Presanella. In Veneto lo troviamo anche sulle Marmarole e sulla Croda di Sesto. Rispetto al camoscio, la variabilità genetica è molto inferiore, essendo di fatto tutti discendenti dai pochi stambecchi (un centinaio circa) sopravvissuti nell’area del Gran Paradiso.
Maschi e femmine sono facilmente distinguibili?
Sì, c'è un'alta variabilità tra i due sessi. Il maschio è molto più grande, può arrivare anche a 130 chili, la femmina non supera i 50-60. E poi le corna dei maschi sono molto lunghe, possono arrivare fino a un metro, presentano dei nodi, delle protuberanze nella parte frontale del corno, che rappresentano un semplice abbellimento, non danno indicazioni sull'età dell'animale. I maschi vivono sui 15-16 anni, 20-21 le femmine.
Enrico FerraroQual è il suo ambiente?
È un erbivoro ancora più pascolatore del camoscio, fa pur sempre parte del genere Capra. Vive in praterie d'alta quota, ma è legato a doppio filo agli ambienti rocciosi. Non tollera tanto la neve, per cui cerca aree di svernamento che abbiano particolari caratteristiche, per pendenza ed esposizione, in modo che si possano liberare velocemente dalla neve: caratteristiche che di fatto portano a ridurre la superficie ideale per la specie durante l’inverno.
Il cambiamento climatico paradossalmente può aiutarlo?
Ci sono lavori ed evidenze che portano risultati contrastanti in merito. Secondo alcuni lavori l’anticipo vegetativo comporta il fatto che le femmine, nel momento in cui devono allattare i piccoli, producano un latte di minor qualità, in conseguenza della minore qualità dell’erba di cui si nutrono. Per contro però con inverni più miti potrebbe esserci una minore mortalità: se in certe zone si assiste ad un calo delle consistenze, molte altre registrano un incremento numerico nel numero di stambecchi censiti.
Un giovane stambecco © E. FerraroChe tipo di vita conducono?
Lo stambecco ha una socialità che è simile a quella del camoscio, nel senso che le femmine vivono in branco con i piccoli, mentre i maschi si uniscono solo nel periodo riproduttivo. Ma non vivono appartati come i camosci, sono un po' più sociali e non è raro vedere branchi di maschi di decine e decine di individui, fin anche al centinaio. Rispetto al camoscio, che ha distanze di fuga molto maggiori, lo stambecco si fa avvicinare molto e non sembra avere un comportamento molto differente anche in quelle colonie in cui viene cacciato. È pur vero che con l'arrivo del lupo ci sono situazioni, come nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in cui gli animali hanno iniziato a frequentare maggiormente gli ambienti rocciosi, come comportamento antipredatorio.
L'escursionista deve osservare particolari cautele?
No, se non di evitare di avvicinarsi troppo. Un maschio è pur sempre una bestia di cento chili dotata di grandi corna e se si sente minacciato può arrivare al contatto fisico, come qualsiasi altra specie selvatica, e considerando il peso è chiaro che può causare anche conseguenze importanti sull’uomo.