CamoscioIl camoscio è sinonimo di luoghi impervi e se oggi possiamo contare sulle guide alpine, una piccola parte del merito va anche a questo splendido animale, inseguito e cacciato dai montanari dei secoli scorsi sulle nostre montagne. Furono loro i primi a muoversi sui crozi popolati dai camosci e alcuni di essi diventarono così abili nell'arte dell'arrampicata da farne poi una professione al servizio dei turisti. Oggi il camoscio è un animale largamente diffuso e facile da vedere, ma di cui forse non si sa moltissimo. Ci ha raccontato qualcosa di più a riguardo Enrico Ferraro, tecnico faunistico e accompagnatore di media montagna.
Enrico, quanti tipi di camoscio ci sono in Italia?
Due: il camoscio alpino e quello appenninico. Quest'ultimo, come ci dice il suo vero nome, Rupicapra pyrenaica ornata, è più imparentato con quello dei Pirenei che con quello delle Alpi. Presenta una macchia molto chiara, evidente, che parte dalla spalla e arriva fino alle orecchie, di colore giallino, e una mascherina facciale che scende lungo la gola. Quello alpino ha una mascherina facciale bianca, molto più ristretta di quello Appenninico. E anche nei quarti posteriori ha macchie più chiare. Il camoscio appenninico è un animale più piccolo di dimensioni ma dal trofeo più sviluppato, avendo corna più alte. Ce ne sono poco più di 3mila, ma in passato siamo arrivati ad averne appena una cinquantina. Sono distribuiti nella colonia originale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dalla quale sono poi stati prelevati alcuni esemplari per reintrodurli sulla Maiella, sul Gran Sasso e Monti della Laga, sui monti Sibilini e nel Parco naturale regionale Sirente-Velino.
Tornando al camoscio alpino, dove vive?
La quota è molto variabile, noi lo collochiamo dai 1500 metri in su, ma negli ultimi anni lo abbiamo visto anche a quote più basse, a patto che ci sia roccia. A Duino, in provincia di Trieste, c'è una colonia a livello del mare. In alto invece lo possiamo trovare fino a 3000, 3500 metri, dopo diventa il regno dello stambecco. Il camoscio rimane tra pascoli e pareti rocciose, non teme la neve. Se scende di quota non è per scarsità di cibo o per il freddo.
Cosa mangia?
È un erbivoro, ruminante, si nutre prevalentemente di graminacee. Il capriolo è per elezione un brucatore: mangia germogli, gemme. Ha uno stomaco piccolo, mangia poco cibo ma di qualità, mentre il camoscio è un pascolatore, mangia molto di più.
La sua arma migliore è la fuga?
Tendenzialmente il camoscio, come tutti gli ungulati, scappa via e ha una gran velocità. Con il ritorno del lupo abbiamo notato che i camosci restano più vicini alle pareti rocciose e hanno aumentato la loro distanza di fuga. Può percorrere 400 metri di dislivello anche pochi minuti, se pensiamo che un uomo magari ci mette un'ora. Il camoscio ha una vista molto sviluppata, quando è spaventato o vuole dare l'allarme emette il caratteristico fischio.
Vive in branchi?
Il camoscio vive in branchi anche di decine e decine di esemplari. Sono costituiti da femmine con i piccoli dell'anno e altri animali dell'anno o dei due anni precedenti. Sono gruppi matriarcali, i maschi tendenzialmente vivono da soli e si uniscono a novembre per la riproduzione.
Come è l'impronta?
La zampa è costituita da uno zoccolo e una solea più morbida, che permette di avere più aderenza sulla roccia. Nel camoscio tra i due unghioni c'è una membrana interdigitale che aumenta la superficie della zampa, quasi come una racchetta e che facilita la progressione sulla neve. Il camoscio pesa 30-35 chili, lo stambecco arriva oltre il quintale. Per il pubblico diventa difficile riconoscere l'impronta, può aiutare l'ambiente. Poi l'impronta del camoscio è un po' più grande di quella del capriolo e più piccola di quella del cervo, circa 7-8 centimetri.
Come si distingue il maschio dalla femmina?
Il trofeo è leggermente diverso, le corna sono più grosse e uncinate nel maschio. Nel riconoscimento può aiutare il ciuffo di peli dei genitali, presenti nel maschio, cosi come la postura mentre urinano è differente: il maschio rimane ritto sulle quattro zampe, mentre le femmine piegano le zampe posteriori. A distanza e a un occhio meno esperto, può aiutare il fatto che le femmine sono quasi sempre in branco, quindi se c'è un branco, è molto probabile che gli adulti generalmente siano femmine.
Come si può valutare l'età?
Non è così semplice valutare l’età nell’animale in vita, serve un occhio esperto e allenato. Un elemento che si può vedere è che negli animali più vecchi la mascherina facciale è meno contrastata, i bordi della riga nera tra naso e occhio sono meno netti. Mentre, con le corna in mano, è possibile determinare l’età precisa dell’animale: il trofeo inizia a crescere già nel primo anno ma poco, poi dal secondo-terzo anno di più, mentre dopo il quarto-quinto, gli accrescimenti sono millimetrici. La vita massima di un maschio è di circa 15 anni, circa 20 per la femmina.