Vivere a quote elevate, spesso equivale a respirare aria buona e bere acqua pura e cristallina,
ma in alcuni casi non è proprio così. Almeno per quanto riguarda
le risorse idriche presenti negli altopiani della regione dell’Everest. Infatti,
uno studio realizzato da un team di ricercatori coordinato dalla dottoressa
Heather M.Clifford del Climate Change Institute dell'università del Maine e pubblicato sulla rivista scientifica
Science of Total Environment rivela la presenza di tracce di metalli pesanti nel ghiaccio, nelle nevi e nelle acque della regione.
Nello specifico, i campioni esaminati risalgono
alla stagione pre - monsonica del 2019. Si tratta di acqua dei ruscelli alimentati dal
ghiacciaio del Khumbu a una quota di 4300–5250 m e di neve prelevata tra i 5200 e i 6665 m su
Everest, Lobuche e nella Imja Valley.
I ricercatori dell'Università del Maine, con un campione in mano © University of Maine
Tracce di metalli, di origine antropica
In tutti i campioni, i ricercatori hanno identificato
tracce di metalli di origine antropica, come
piombo, cesio, bismuto, molibdeno e arsenico. Per quanto riguarda i corsi d’acqua, la presenza dei metalli può essere legata allo scioglimento dei ghiacciai che, spesso contengono i composti nocivi, che possono essere presenti per lungo tempo nella massa glaciale. Molto più significativa è la presenza di neve contaminata, che presuppone un inquinamento più recente.
Le concentrazioni maggiori
sono state rilevate nei campioni raccolti nel campo base dell’Everest e sul Lobuche. Concentrazioni più elevate, di quelle raccolte in aree remote come l’artico o l’antartide, ma più basse di quelle raccolte nelle grandi aree urbane, come Kathmandu, ad esempio.
A livello locale ed extraterritoriale
Insomma, se la presenza dei metalli è certa,
non sono ancora molto chiare le origini delle sostanze inquinanti. Si può trattare di carburanti utilizzati per l’aviazione oppure per i generatori dei campi base, a livello locale e del trasporto a lunga distanza influenzato dalle correnti generate dai monsoni. Nella stagione monsonica, le correnti arrivano da Sud, dal Golfo del Bengala, dove le attività produttive umane, come l’estrazione di metalli, ad esempio, sono molto diffuse.
Più in generale,
«Il turismo locale e il crescente utilizzo del suolo rappresentano potenziali cause di aumento delle concentrazioni di metalli nelle acque dei fiumi. In aggiunta, i rifiuti di origine antropica accumulati al campo base dell’Everest potrebbero contribuire a degradare la qualità delle acque», si legge nel paper.