I soccorritori in azione per recuperare i curiosi infortunati © Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico“Il fronte lavico, poco alimentato, ha superato la pista Altomontana e supera quota 1.900 metri. Non ci sono più esplosioni freatiche. Centinaia di persone, quasi tutte ben attrezzate e ben accompagnate dalle guide alpine e vulcanologiche, stanno osservando l’eccezionale fenomeno. Tuttavia, nel pomeriggio, vi è un afflusso costante di un migliaio di persone dalla strada provinciale 92 e dalla strada Milia". A dipingere la situazione sulle pendici dell'Etna, preso d'assalto per osservare la lenta discesa della colata lavica fuoriuscita da una fessura del cratere Bocca Nuova l'8 febbraio, è Salvo Cocina, capo dipartimento della Protezione civile della Regione Sicilia. Il risultato è il “posteggio selvaggio ai margini delle strade strette”, il “blocco della circolazione a Piano Vetore” e, soprattutto, “l'impossibilità di passaggio per i mezzi di soccorso”. E come se non bastasse, c'è il rischio al quale si espongono gli stessi escursionisti e curiosi: "Con il buio aumenta il rischio di cadute e sprofondamenti nella neve, proporzionalmente all'aumento delle persone".
Insomma, l'Etna come Roccaraso, dove il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di L'Aquila aveva introdotto un tetto massimo agli autobus turistici per arginare l'assalto di turisti che aveva paralizzato le strade. Ma con pericoli maggiori, perché sul vulcano più attivo d'Europa sono bloccate le vie di fuga e di emergenza. Tanto che Cocina fa sapere di aver già “comunicato la situazione di rischio al prefetto per attivare le forze dell'ordine e la Polizia stradale”. Non solo. “Sono state attivate quattro associazioni di volontariato, da Belpasso, Ragalna, Nicolosi e Adrano, per fornire assistenza alla popolazione e indurre gli automobilisti a non percorrere le strade già intasate. Ma - sottolinea il capo della Protezione civile - i volontari non sono sostitutivi dei vigili urbani o delle forze dell'ordine, e non hanno autorità, non potendo regolare il traffico o interdire gli accessi”. Per questo, oltre all'emanazione di apposite ordinanze (come avvenuto nei giorni scorsi a Biancavilla e Adrano), ai sindaci “è stata richiesta la presenza dei vigili urbani e di dipendenti comunali, e al sindaco metropolitano della polizia provinciale e del gatto delle nevi”.
L'ultimo aggiornamento è delle 2.20 della notte tra lunedì e ieri (martedì 18 febbraio 2025). Una donna è stata colta da un attacco di panico: insieme a un gruppo di quelli che Cocina definisce “sprovveduti”, senza equipaggiamento adeguato, aveva perso il sentiero. Per recuperarli, sono intervenuti il Soccorso alpino, i vigili del fuoco di Adrano, il Soccorso alpino della Guardia di finanza, l'ambulanza della Croce rossa e il 118. “Resta pertanto confermato - scrive sempre Cocina - che sono i comportamenti incauti di persone non attrezzate e non preparate che creano gran parte degli incidenti e delle richieste di soccorso. Non parliamo propriamente di un evento calamitoso di Protezione civile: il tema, piuttosto, è quello di coniugare le esigenze di fruizione del vulcano con quelle di sicurezza. Serve un confronto con il Parco dell'Etna e il governo del territorio”.