Eppure ce l'avevano detto

Oggi sempre più scienziati affiancano la loro attività di ricerca a quella di divulgazione. Il nostro Piero Angela, che non era uno scienziato propriamente detto ma ha dedicato la sua vita alla divulgazione scientifica, sosteneva che “quando tu trasmetti un contenuto devi suscitare emotività […] purché sia un’emotività nobile. Di essere dalla parte della scienza e degli scienziati per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio”.
©Chiara Bettega

Un uomo avvisato è un uomo salvo a metà. Vale anche per l’attuale crisi climatica ed ambientale. Messa così, tutto sembra nelle mani del destinatario e della sua volontà o meno di credere e fare qualcosa per (forse) salvarsi. L’ammonitore ne esce sempre pulito, d’altra parte è il depositario della conoscenza, come può sbagliare? Te l’avevo detto, sta a te ora decidere

Ma davvero chi ammonisce non è co-responsabile della salvezza altrui? Davvero la questione ambientale e climatica dipende ormai solo dalle azioni della politica, dell’industria e dei singoli cittadini? Io credo di no.
Il modo in cui un messaggio viene trasmesso può fare la differenza e quando la comunicazione è alimentata non solo dalla pura conoscenza ma anche e soprattutto dalla passione e dall’esperienza della natura nella natura, i risultati arrivano.

Nel 1949 Aldo Leopold esortava a pensare come una montagna, ovvero osservare la natura in modo tale da apprezzarne le profonde interconnessioni. Fu lui a spiegare l’effetto cascata che si produce quando eliminiamo una singola specie dal suo ecosistema. Leopold cambiò profondamente il modo in cui era percepito il nostro impatto sulla natura e pose le basi non solo della moderna ecologia come disciplina scientifica, ma anche di un pensiero ecologico più globale, che usciva dagli ambienti accademici e si insinuava nella società.

Negli anni ’60 fu poi la volta della Primavera silenziosa di Rachel Carson, che raccontando delle campagne sempre più povere di uccelli a causa del DDT utilizzato per sterminare gli insetti, sconvolse mezzo mondo e pose le basi per la nascita del moderno movimento ambientalista. Nella decade successiva il DDT venne messo al bando in molti Paesi e forse grazie a lei qualcuno iniziò pure a prestare attenzione al fatto che gli uccelli, in primavera, cantano. Chissà.

Leopold non era solo un ecologo, ma anche uno scrittore e un appassionato cacciatore e Carson non fu solamente una zoologa, ma fece esperienza della natura fin da bambina e trovò poi nella scrittura creativa un potente alleato per trasmettere la propria conoscenza. Quando uno scienziato è capace di togliersi i panni dell’accademico e semplificare il proprio mondo senza snaturarlo, ecco che riesce a trovare la chiave per raggiungere chi sta dall’altra parte. Il nostro Piero Angela, che non era uno scienziato propriamente detto ma ha dedicato la sua vita alla divulgazione scientifica, sosteneva che “quando tu trasmetti un contenuto devi suscitare emotività […] purché sia un’emotività nobile. Di essere dalla parte della scienza e degli scienziati per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio”. 

Oggi sempre più scienziati affiancano la loro attività di ricerca a quella di divulgazione e lo fanno così bene da accorciare sempre più le distanze tra un mondo scientifico percepito spesso distante e il mondo della quotidianità. Ora serve che dall’altra parte ci sia la volontà di ascoltare, per non arrivare ad ammettere che, se e quando dovesse essere troppo tardi, “eppure ce l’avevano detto”