Quando attraverso un'area desolata, priva di vegetazione naturale, foderata di edifici o campi coltivati, mi domando sempre come deve essersi presentata prima della metamorfosi compiuta ad opera degli umani, e puntualmente sorgono nel mio immaginario dense distese di alberi, una fitta copertura vellutata che proteggeva il terreno e custodiva i propri abitanti. Lungo il Sentiero Italia in Sicilia sono numerose le aree che portano i segni delle attività intessute insieme allo sviluppo di presidi, quelle trasformate e in seguito abbandonate, quelle che mostrano ancora i segni del passaggio delle mandrie nella vegetazione bassa e informe. Tuttavia, sono fortunatamente maggiori gli spazi in cui sentirsi ancora “al sicuro”, protetti dagli alberi da rumori provenienti dalla pressione antropica, lontani da tutte le preoccupazioni e i nodi che via via si vanno creando e sciogliendo lungo il corso della vita.
Tra questi, si possono annoverare quei lembi di bosco dove a dominare, senz'ombra di dubbio, sono i signori alberi, seppur non imponendo ad altri la loro silenziosa presenza. Sono lì e basta, eppur in grado di trasmettere la loro fermezza, la capacità di far fronte a qualunque novità pur restando fermi. Insegnano, a noi animali che siamo usi spostarci se qualcosa non ci aggrada o ci fa paura, che ci si può adattare a quel che arriva, che si po' tentare di modellare la propria vita in funzione di ciò che accade, passo dopo passo, che è possibile rinforzare le proprie radici, se ci si sente instabili, intensificare la propria energia per inviarla quanto più distante possibile, se ci si sente bene, come fosse fogliame sparso su lunghi rami al di sopra delle proprie teste. Ci mostrano come cedere quel che abbonda, come la condensa accumulata sulle piante che poi sgocciola per abbeverarne altre al di sotto, ci insegnano che è plausibile moltiplicare le relazioni come si allungano le radici in cerca di nutrienti e infine ci ricordano che si possono abbandonare parti di sé che non sono più utili alla propria evoluzione, come foglie in autunno o rami secchi che scricchiolano al vento.
I boschi in cui mi sono sentita più prossima alla mia essenza, straripante di energia eppure in pace, lungo il Sentiero Italia CAI in Sicilia sono quello della Riserva Naturale del Bosco di Ficuzza in territorio di Palermo, il Bosco della Tassita nel Parco dei Nebrodi in provincia di Messina, la Riserva Naturale del Bosco di Malabotta che abbraccia i comuni messinesi di Montalbano Elicona, Roccella Valdemone, Malvagna, Francavilla di Sicilia Tripi, e la Faggeta Timparossa nel Parco dell'Etna in provincia di Catania. Tutti luoghi dove potersi rifugiare, per un'ora o per giorni interi, trovando riparo dal sole o dalle intemperie, in cui poter andare in cerca di se stessi lungo il cammino oppure meditando seduti nel silenzio denso e avvolgente al riparo da sguardi e chiacchiere, accogliendo i doni preziosi offerti al viandante, come concerti e danze uccelli, il passaggio rapido di una mandria di cinghiali, voli di farfalle negli spazi aperti delle radure, licheni penzolanti dai tronchi come fossero pizzi, stole di soffici muschi, alte tane a proteggere i loro abitanti, splendenti e inaspettate fioriture, i giochi della luce attraverso le fronde.