Ellebori, fiori d'inverno

Una delle rare macchie di verde nel bosco invernale ingiallito e bruciato dal gelo è costituito dalla presenza degli ellebori. L’elleboro è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee presente in diverse specie nei boschi italiani: l’elleboro verde e quello fetido (così chiamato per l'odore poco piacevole che emanano le sue foglie) sono presenti soprattutto nei boschi appenninici e in quelli sud-alpini e più caldi mentre l’elleboro nero è tipico delle Alpi. Le classiche foglie palmate dell’Elleboro, nel fetido sono molto sottili, tanto che alcuni le chiamano artigli del diavolo, i fiori sono a campanella raccolti in mazzetti più densi che nelle altre specie e sono poco appariscenti, di colore verde con i petali bordati di rosso carminio. L’Elleboro verde è una pianta meno imponente con belle foglie ampie e un fiore più grande con petali verdi ben distesi che richiamano proprio l'aspetto di un grande fiore cui mancano solo colori appariscenti. L’Elleboro nero invece contrariamente a quanto potrebbe far pensare il nome, presenta dei grandi petali bianchi, che si sfumano di rosa alla maturità, e come detto vive solamente in ambiente alpino.  

L’Elleboro nero viene volgarmente chiamato “Rosa di Natale” e per questa suggestione, oltre che per la sua bellezza, è anche ampiamente commercializzato.

 

Tutte le piante del genere, come spesso si riscontra per molte specie della famiglia delle Ranuncolacee, sono velenose, e l’etimologia latina del nome elleboro racconta proprio questo. Ma se nella cultura umana questa è un'informazione che permane solo tra gli abitanti della montagna o tra chi ha fatto studi specifici, nel mondo animale questa è un’informazione ben conosciuta, lo si capisce facilmente quando si visitano o attraversano aree a forte presenza di pascolo o di animali selvatici, in cui è molto evidente come gli ellebori siano tra le poche specie risparmiate dalla brucatura, proprio perché gli animali sanno che sono piante da cui star lontani. Nell’antichità si diceva l’elleboro servisse per guarire i matti, l’elleborina che è la sostanza attiva contenuta in queste piante, ha in effetti proprietà narcotiche, ma è in realtà un potente veleno, tanto che la tradizione tramanda anche di avvelenamenti dei nemici avvenuti a mezzo delle foglie di questa pianta, usate per contaminare le acque.

 

L’origine della pianta, secondo una leggenda, avvenne dalle lacrime di una pastorella che, all’arrivo dei Magi con i loro doni, si rese conto che non aveva nulla da portare in dono a Gesù nascente; sconfortata scoppiò in pianto e dalle sue lacrime cadute in terra nacquero appunto ellebori, le rose di Natale. Sempre la tradizione narra che nel Medioevo la pianta fosse usata dalle streghe per realizzare i loro unguenti.

 

Gli ellebori fioriscono a partire dalla fine di dicembre e fino a marzo quando ancora tutto il resto del bosco dorme; al risveglio primaverile sono dunque al termine della loro stagione riproduttiva, e dopo aver fruttificato la parte aerea di queste piante va lentamente incontro a disfacimento fino a scomparire, ma la pianta in queste ultime fasi della sua vita vegetativa immagazzina riserve di nutrienti nel rizoma che tutte queste piante hanno sottoterra ed è quello che consentirà loro di sopravvivere nel periodo estivo autunnale, fino alla nuova germogliazione all'inizio dell'inverno.