Edward Whymper © Wikimedia CommonsIl 27 aprile 1840 nasce a Londra Edward Whymper, secondogenito di undici figli generati dal matrimonio tra l’artista e incisore Josiah Wood Whymper ed Elizabeth Whitworth Claridge. Lo stesso Edward viene presto indirizzato sulle orme del padre, apprendendo fin dall’infanzia l’arte del disegno e dell’incisione su legno. È agli impegni legati al lavoro che si deve il suo incontro con le montagne, e in particolare con il Cervino o Matterhorn, l’ultima grande cima delle Alpi che aspettasse ancora di essere scalata.
Le Alpi e il Cervino
Nel 1860, a vent’anni, il ragazzo di bottega viene ingaggiato per compiere una serie di incisioni di paesaggio nelle regioni delle Alpi centrali e occidentali. Già questo è un elemento di discontinuità rispetto ai tanti protagonisti dell’epoca esplorativa che lo hanno preceduto e ancora lo affiancano. Il giovane Whymper non è un rampollo della nobiltà o dell’alta borghesia inglesi. Non arriva sul Continente per completare il proprio percorso di formazione attraverso una rielaborazione “selvatica” del Grand Tour, che alla contemplazione delle rovine dell’epoca classica affianchi quella dell’orrido e del sublime. Edward arriva per lavoro e il suo scopo è semplicemente ritrarre ciò che ancora non si può catturare con l’obiettivo della macchina fotografica. Ma c’è un retropensiero in lui, o forse un obiettivo primario. “Era ambizioso, solitario, scontroso e inesorabile – scrive Fergus Fleming –. Quello che voleva davvero era diventare un esploratore artico. La sua occasione arrivò nel 1860. Mentre si stava riprendendo da una storia d’amore finita male, Longman, uno degli ultimi clienti della ditta paterna, gli ordinò dei disegni preliminari per una serie di incisioni destinate a illustrare un libro sulle Alpi. Appena giunse sulle montagne Whymper scoprì la sua vocazione…”
Ricostruzione dell'incidente al Cervino © Wikimedia CommonsSta di fatto che, di passaggio a Zermatt, il giovane Edward scopre il Cervino, che diventa l’ossessione della vita: vi compie nove tentativi, spesso accompagnato dal socio-rivale Jean-Antoine Carrel, l’unica guida che creda nella scalata, compreso un tentativo solitario da cui torna per miracolo. Ammaccato ma non domo. Intanto le ripetute campagne nelle Alpi gli permettono di collezionare primati: Barre des Écrins (1864, Delfinato), Mont Dolent, Aiguilles de Trélatête e d’Argentière (1864, Monte Bianco). Il 14 luglio 1865, dopo la scalata delle Grandes Jorasses e dell’Aiguille Verte, raggiunge finalmente la cima del Cervino dal versante svizzero, in aperta competizione con Carrel e Felice Giordano, l’inviato di Quintino Sella, che lasciandolo in albergo si sono lanciati sulla cresta del Leone. La vittoria di Whymper si trasforma in dramma durante la discesa, con la morte di quattro uomini: la guida di Chamonix Michel-Auguste Croz e i britannici Hadow, Hudson e lord Francis Douglas. Whymper si riprende a fatica dai processi e dalle polemiche, pubblica l’autobiografia Scalate nelle Alpi e in seguito esplora le Ande scalando il Chimborazo con lo stesso Carrel, e il Cotopaxi. Muore a Chamonix nel 1911.