Teresio Valsesia © Archivio CaiCome è nata l'idea e poi l'applicazione pratica del Camminaitalia?
«Camminaitalia. L'imperativo esortativo contenuto nel nome della nostra camminata è stato onorato da cinquemila escursionisti italiani e stranieri per l'edizione del 1995 e dal doppio delle presenze in quello del 1999 che abbiamo ripercorso su richiesta degli alpini dell'ANA. In ambedue le edizioni abbiamo attraversato tutta l'Italia da Santa Teresa di Gallura a Trieste, privilegiando sempre le montagne, territorio privilegiato per soddisfare la nostra passione. Quello del 1995 è stato il trekking più lungo del mondo (oltre 6 mila chilometri), compiuto in oltre sette mesi di percorso ininterrotto (salvo due giorni di riposo, a Cosenza e a Macugnaga). La sollecitazione non è venuta dal desiderio di conquistare un record da Guinnes dei primati, ma solo dal "piacere dell'escursionismo".
La caratura culturale ha costituito il denominatore principale del Camminaitalia: camminare sulle nostre montagne per conoscerle, per apprezzarle e quindi per tutelarle. La lunga linea di raccordo fra il nord della Sardegna a Trieste ha seguito lo spessore inconsueto dell'Italia Minore (da scrivere proprio così, con la M maiuscola). Questa Italia così bella perché così lunga: dal Mediterraneo fin quasi al cuore della Mitteleuropa. Natura e culture tanto diverse. La nostra ricchezza sta nella diversità.
Abbiamo camminato, osservato e studiato in un'aula "en plein air", ideale per formare delle coscienze ecologiche non effimere e superficiali. Basta un po' di "intelletto d'amore" per ritrovare ambienti gratificanti, quasi intatti.»
Camminaitalia 1995, Valle di Locana, Alpe Praghetta © Riccardo CarnovaliniE come è stata accolta questa nuova concezione dell'escursionismo?
«La libera partecipazione, aperta a tutti, senza alcuno steccato, era un rischio da correre, nella nostra convinzione che il CAI non pratica numeri chiusi . E le adesioni sono venute da tutte le regioni italiane e dall'estero. Abbiamo camminato per lunghi tratti nel silenzio dei boschi e nella vastità dei pascoli di montagna, senza incontrare nessuno: gli alberi sono stati i nostri compagni più assidui. Una conferma della scarsa adesione che gli italiani riservano alla montagna, più consumata che camminata.
Infatti i maggiori mass-media hanno ignorato il Camminaitalia: niente di nuovo sotto il sole italiano.
Lungo il cammino abbiamo incontrato circa 3 mila studenti: conferenze, dibattiti, proiezioni. Per noi è stato un onere supplementare non indifferente, sostenuto anche da Riccardo Carnovalini e Giancarlo Corbellini: un programma finalizzato a far crescere l'amore e il rispetto per la natura. Le nostre Sezioni del CAI sono state fondamentali nel supporto organizzativo e logistico di tutto il percorso. Senza la loro collaborazione non ci sarebbe stato il Camminaitalia. Per ricambiarle, almeno parzialmente, al termine delle tappe abbiamo presentato circa 150 proiezioni pubbliche. Poi, tanti i contatti durante il cammino con la generosità di alpigiani, boscaioli, pastori, contadini, artigiani, talvolta ultimi epigoni di professioni e mestieri al tramonto. Tanti sentieri, debitamente tracciati e sistemati dai volontari del CAI: i sentieri consumati dai calzari della nostra storia, dei pellegrini e degli eserciti, dei viandanti e della fatica della gente di montagna.»